La percentuale sale all’84% per le bollicine prodotte con metodo champenoise. L’E-commerce rappresenta solo l’1,42% delle vendite al dettaglio. Buone performance per i discount
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Come si muove il mercato degli spumanti e degli champagne in Italia e quali sono le bollicine più apprezzate dai consumatori? Quali sono i principali canali di vendita? Che risultati dà la sempre più invocata frontiera dell’e-commerce? Le risposte che daremo rielaborando i dati che emergono da fonti autorevoli sono interessanti a vari livelli, a partire dalle aziende produttrici che possono meglio orientare le proprie proposte di marketing e le stesse politiche aziendali. La fonte primaria delle nostre analisi è quella della XIV edizione dell’Annuario statistico del Corriere Vinicolo, realizzata in partnership con l’Osservatorio del Vino Uiv (Unione Italiana Vini) e in collaborazione con l’Ais (Associazione Italiana Sommelier). Nella fattispecie, il Corriere Vinicolo ha precisato che la sintesi proposta sulle vendite del vino ha tenuto conto, quale fonte, di dati NielsenIQ-Ismea.
Nei primi nove mesi del 2023 nel mercato retail italiano (Ipermercati, Supermercati, Liberi servizi, Discount, E-commerce) si sono venduti 538,82 milioni di litri di vini di tutte le tipologie, e quindi bollicine comprese. I soli spumanti e champagne hanno raggiunto quota 65,80 milioni di litri, pari al 12,21% del totale. Per spumanti e champagne (abbiamo ricordato che quest’ultima denominazione è riconosciuta dalla Ue alla sola produzione francese) hanno avuto i loro principali sbocchi al dettaglio nei Supermercati (24,88 mln di litri, pari al 37,82%) e negli Ipermercati (20,03 mln di litri; 30,43%). Complessivamente, quindi, il traguardo del 68,25% delle bollicine vendute in Italia è stato raggiunto in Iper e Supermercati. Terzo canale in ordine di importanza i Discount: 15,86 mln di litri, corrispondenti a un considerevole 24,10%. A seguire i Liberi servizi (5,03 mln di litri, 7,64%) e l’E-commerce (936mila litri; 1,42%).
Tra spumanti e champagne non c’è storia, come si direbbe in gergo. E qui occorre una precisazione: nessuno al di fuori di alcuni specifici territori della Francia può fregiarsi dell’appellativo di Champagne perché quest’ultimo è protetto dalla Ue come si fa con tutti i prodotti Dop e Igp; anche gli spumanti, però, possono essere prodotti con il cosiddetto metodo champenoise (o metodo classico, con rifermentazione in ogni singola bottiglia) che è identico alle tecniche transalpine - è il caso, ad esempio, dei lombardi Franciacorta - oppure giungere alla spumantizzazione con il metodo Charmat (in grandi contenitori che si chiamano autoclavi), e l’esempio più calzante è quello del richiestissimo Prosecco.
Dei 65,80 milioni di litri di bollicine smerciati nel mercato retail tra gennaio e settembre 2023 - segnala il Corriere Vinicolo - ben 65,38 mln sono stati di soli spumanti (99,36%), e appena 423mila litri di champagne (0,64%). Ma quali sono gli spumanti più graditi dai consumatori e frequentatori del retail nazionale? In testa il Prosecco (30,44 mln di litri, 46,57% del totale degli spumanti), suddiviso tra Prosecco Doc (24,82 mln di litri, pari all’81,54% del totale) e Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg (5,62 mln di litri; 18,46%). Seguono altri spumanti realizzati con metodo Charmat: 25,05 milioni di litri, pari al 38,32%. Il famoso Asti, spumante piemontese anch’esso prodotto con metodo Charmat, ha segnato 1,32 mln di litri (2,01%). Nel loro complesso gli spumanti che nascono con Metodo classico (champenoise) si sono assicurati 3,42 mln di litri (5,23% del totale generale delle bollicine, champagne esclusi). In quest’ultimo comparto i Franciacorta pesano 692mila litri (1,06%) e il Trento Doc 174mila (0,27). Si noti che i Franciacorta con circa 700mila litri hanno ottenuto un risultato superiore a quello di tutti gli Champagne (423mila litri).
Nel totale retail (Iper, Super, Liberi servizi, Discount, E-commerce) tutti gli spumanti hanno segnato un +0,8% in volume nel periodo gennaio-settembre 2023 rispetto al 2022. Con il segno positivo l’Asti (+4,5%) e gli Altri Spumanti Charmat, Prosecco escluso (+8,4%). In calo Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg (-14,5%), Trento Doc (-12,4%), Franciacorta (-4,9%). In discesa anche gli Champagne (-14,8%).
Il gigante Prosecco (sommatoria di dati relativi al Prosecco Doc e al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg) ha ottenuto il massimo di vendite in volume nei Supermercati (11,96 mln di litri, pari al 39,28% dei volumi complessivi assorbiti dal retail), e poi negli Iper (10,45 mln di litri; 34,33%), con una buona quota anche nei Discount (5,64 mln di litri). I Liberi servizi hanno assicurato al prosecco 2,40 mln di litri, e l’E-commerce 547mila litri. Gli Spumanti Metodo Classico (tra i quali Franciacorta e Trento Doc) hanno ottenuto anch’essi il massimo del riscontro nei Supermercati (1,61 mln di litri, che corrisponde al 46,99% del totale) e negli Iper (1,27 mln di litri; 37,03%), con valori molto più bassi nei Liberi servizi (277mila litri), nei Discount (269mila litri) e nell’E-commerce (92mila litri). Se per il Prosecco e poi per i Metodo Classico sommiamo i valori di vendita in volumi di Iper e Super, otteniamo i seguenti rispettivi risultati: 73,61%; 84,02%. Pertanto nelle strategie di marketing delle bollicine il confronto con la Gdo (grande distribuzione organizzata) è ormai decisivo. C’è da chiedersi, poi, quante di queste bottiglie acquistate nella Gdo finiscano anche sulle tavole dei ristoranti!
Chiudiamo con gli Champagne (423.514 litri in totale nel mondo retail e nel periodo preso in considerazione), con il migliore riscontro nei Supermercati (198mila litri), negli Iper (150mila litri), mentre sono state più contenute le vendite nei Discount (38mila litri), nei Liberi servizi (37mila litri), nell’E-commerce (28mila litri).
Nella prima puntata ci siamo soffermati sui numeri nazionali e internazionali del vino, tra produzione e consumi, ricordando come nel 2022 l’Italia sia risultato il primo produttore al mondo con 49,84 milioni di ettolitri, seguita da Francia (44,35 mln) e Spagna (28,50 mln). Questi tre Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (Francia e Spagna hanno anche una sponda atlantica) sono i leader incontrastati nell’economia di Bacco, tallonati, anche se ancora a notevole distanza, da Stati Uniti, Australia, Cile, Argentina, Sudafrica, Germania e Portogallo. Relativamente ai consumi, fatta base 100, il 75% è dato dai vini fermi e il 10% da spumanti e Champagne. Negli utili venti anni, dal 2003, è stata forte la crescita dei consumi di bollicine, vini rosati e bianchi, mentre è rimasta stabile, anche se ancora prevalente, quella dei rossi. La seconda puntata, invece, ha focalizzato l’attenzione sull’import ed export mondiale. Gli Usa si confermano i maggiori importatori di spumanti e vini imbottigliati, seguiti dal Regno Unito. Per i vini sfusi la testa della classificata è occupata dalla Germania. Per l’export di spumanti in testa l’Italia, seguita da Francia e Spagna. Ancora al primo posto il Belpaese per quanto concerne l’export di vini imbottigliati, tallonata ancora una volta da Francia e Spagna. L’export di vino sfuso, invece, nel 2022 ha consegnato la medaglia d’oro alla Spagna, con alle spalle Australia e Italia. Quale la situazione produttiva in Italia? È stato il tema della terza puntata. Il Belpaese punta molto sui vini Dop: nel 2002 hanno raggiunto il 48% della produzione totale. La regione leader per quantità assolute è il Veneto, seguito dalla Puglia e dall’Emilia Romagna Per superfici vitate, Spagna e Francia sono in testa alla classifica Ue e l’Italia è terza, con in vetta il Veneto e poi la Sicilia e la Puglia. La Provincia autonoma di Bolzano e il Piemonte scommettono tutto sulle Denominazioni di origine protetta, con percentuali altissime sulla produzione complessiva regionale di vini. Le realtà del Sud a maggiore vocazione vitivinicola sono Puglia, Sicilia e Abruzzo. Calabria fanalino di coda, contribuendo con lo 0,23% al volume di Dop nazionale. Nella quarta puntata abbiamo iniziato a indagare il tema dell’export del vino italiano che nel 2022 ha raggiunto la cifra, in valore, di 7,79 miliardi di euro. Il prezzo medio al litro, pari a 3,39 euro, è nettamente inferiore rispetto a quello dei temibili concorrenti francesi che è attestato a 8,8 euro. Da questa considerazione è nata la domanda: cosa fare nel futuro? Puntare sulle quantità o sulla massima qualità, nonché sul marketing, per spuntare prezzi più remunerativi sui mercati internazionali? Si è fatto poi riferimento alla crescita continua dal 2010 per le esportazioni vinicole del Belpaese: +8,69% sul 2021. E quindi si è giunti all’interessante comparto dei frizzanti, un mondo tutto da scoprire, che pesano l’8% in volume di tutto il vino esportato Made in Italy: Germania, Usa e Messico i mercati di riferimento primari. Nella quinta puntata, rimanendo al tema fondamentale dell’export nazionale di vini, si è parlato del “boom” delle bollicine: il veneto Prosecco leader assoluto e quote importanti per il piemontese Asti. Mercato primario di sbocco gli Usa, con il 25% del totale in valore. Alle spalle il Regno Unito con il 19%, e poi Germania (7%), Francia (5%), Russia (4%). Segnalate le differenze fra spumanti Made in Italy e Champagne francese. La sesta puntata si è concentrata sui vini fermi Dop il cui export è raddoppiato in dodici anni: Usa, Germania e Regno Unito i principali mercati. Una crescita, quella in valore, quasi ininterrotta dal 2010 al 2022. Decresciuti, invece, i volumi. Incremento del 6,30% sul 2021. Spazio di analisi anche per il vino sfuso che ha registrato una contrazione delle esportazioni negli ultimi anni: sono i tedeschi i maggiori importatori (59% circa) e i francesi (10%). La settima puntata ha iniziato a occuparsi di vendite del vino, bollicine comprese, in Italia. Ne sono emersi dati molto interessanti soprattutto per le aziende produttrici: il 58% del vino venduto al dettaglio in Italia usa come canali gli Iper e i Supermercati. L’e-commerce, invece, vale soltanto lo 0,9% del totale retail. Nel 2023 (periodo gennaio-settembre 2023) è stato registrato un calo generalizzato del 3,4%, rispetto al 2022. Soltanto le bollicine sono risultate in leggero aumento: +0,6%. Valutata l’importanza strategica dei “numeri” per il marketing delle aziende. La quantità maggiore in volume di vini fermi si è venduta nei Super (36,84%), e a seguire nei Discount (32,04%) e negli Iper (19,64%). Per quanto riguarda le bollicine, invece, la vendita più alta in volume si è avuta nei Super (37,82%), per poi passare a Iper (30,43%) e Discount (24,10%).
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