Pugno duro del ministro nei confronti dell’azienda che gestisce il terminal container del Porto: «Non me ne frega niente di eventuali conseguenze giudiziarie. Siamo obbligati a far rispettare quanto scritto nella concessione, pena la decadenza»
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La minaccia della messa in mora del terminalista Mct è la novità che emerge dal vertice tenuto, questa mattina, all’Autorità portuale di Gioia Tauro tra il ministro Danilo Toninelli e i lavoratori del porto. Un incontro che ha preceduto la visita del titolare dei trasporti nella sibaritide. Toninelli ha spiegato alla stampa i presupposti sui quali verrà messa in mora l’azienda titolare della concessione.
«La messa in mora – ha dichiarato Toninelli - dovrebbe partire nelle prossime ore, è un atto che non ha precedenti, ma che siamo obbligati a fare».
Mct avrà 30 giorni di tempo per dare una risposta ufficiale su investimenti e occupazione. Un mancato accordo, minaccia il ministro, avrà conseguenze per il terminalista. «Una concessione – ha attaccato il ministro - di 50 anni che riguarda un milione e mezzo di metri quadrati di suolo pubblico e sui quali devi fare manutenzione e investimenti. Inoltre nell’ultimo atto aggiuntivo della concessione nel 2003 si diceva che nel 2007 i container dovevano essere 4 milioni e l’anno dopo 5 milioni. Siamo a meno di due milioni e mezzo significa che non sono stati mantenuti gli obblighi e raggiunti gli obiettivi».
Nella partita che si svolge sotto le gru del terminal gioiese c’è l’altro colosso che sta combattendo per il controllo della banchina, l’armatore Msc che ha promesso un investimento di 140 milioni di euro nei prossimi due anni e un aumento fino a 4 milioni di container movimentati. «Ripeto – ha ribadito Toninelli – questo è suolo pubblico e i presupposti sui quali si fonda la concessione non sono stati rispettati. Siamo obbligati a fare rispettare quando c’è scritto nella concessione, pena la decadenza della concessione. Msc non ha ancora formalizzato una proposta – ha chiarito il titolare dei Trasporti - ma ha scritto una lettera di impegni generali in cui si impegna e investire e rilanciare il porto, ma naturalmente attendiamo un business plan con dei numeri sui quali ragionare e discutere».
Restano sullo sfondo eventuali azioni legali che il terminalista potrebbe intentare in caso di ritiro della concessione da parte del ministero. «Io ho a cuore i lavoratori che ho di fronte delle eventuali azioni legali, di probabili contenziosi sinceramente me ne frego. Questi lavoratori hanno il diritto di lavorare e noi ci stiamo muovendo perché vogliamo che tutti abbiano un posto di lavoro, che nessuno venga mandato a casa e, anzi, che i posti di lavoro aumentino grazie agli investimenti».
Il quadro all’interno del quale si svilupperà la discussione sul futuro del porto di Gioia Tauro e dei portuali è stato tracciato. Adesso bisognerà passare dalle parole, dalle minacce agli atti concreti.