VIDEO | La denuncia dell’Associazione Agriturist che ne chiede la cancellazione
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
Non è un’attività semplice da svolgere quella di chi gestisce un agriturismo, ancora di più in Calabria. Specie quando si viene sottoposti a tributi che non si ritengono corretti o che a riscuotere è solo la nostra Regione. Agriturist, l’Associazione nazionale per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio, costituita dalla Confagricoltura nel 1965, ha deciso ora di dire basta, quanto meno per ciò che riguarda la tassa annuale di concessione.
Una tassa che esiste solo in un’altra Regione, il Piemonte, ma con dinamiche diverse: viene riscossa solo all’apertura dell’attività. Un tributo che viene, tra l’altro, applicato in Calabria in modo anomalo, ci spiega Mariangela Costantino, presidente di Agriturist Calabria, in quanto non sarebbe stata chiesta a tutte le attività agrituristiche e neanche con regolarità.
Il solito pasticciaccio calabrese? Forse. A fare pensare è anche il fatto che se la tassa di concessione viene chiesta agli agriturismi in forza del loro ruolo turistico e paragonandoli a strutture ricettive a due stelle, lo stesso ragionamento non viene applicato per la Tari in quanto una sentenza del Consiglio di Stato (n.1162 del 19 febbraio 2019), ai fini del pagamento della tassa sui rifiuti ha chiarito che l’attività agrituristica non può essere assimilata a quella alberghiera.
«Essere paragonati a strutture ricettive a due stelle non solo ci svilisce ma non ci rappresenta - ci spiega Costantino -. Diversi i limiti imposti a una struttura agrituristica, dal numero massimo di posti letto, al tipo di cibo da somministrare agli ospiti, fino a funzioni vere e proprie come quello di valorizzare il patrimonio rurale in zone agricole svantaggiate, di contenere il tasso di spopolamento rurale, dando occupazione, di sostenere economicamente l’attività agricola, di salvaguardare il paesaggio e l’ambiente».