Il noto imprenditore della Piana di Gioia Tauro ripropone l'idea di una defiscalizzazione che riguardi tutto ill Mezzogiorno per rilanciare l'economia
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Una "No tax area" per il sud. A proporla è l'imprenditore Nino De Masi, da anni sotto scorta per le minacce della 'ndrangheta e la cui azienda, a Gioia Tauro, è vigilata dall'Esercito. «La mia proposta - afferma in una nota - parte da alcune premesse. Il mezzogiorno già prima della pandemia era un territorio in ritardo di sviluppo. L'annosa questione meridionale è sempre stata il tema ed il problema irrisolto di quasi tutti i governi dal post guerra in avanti. Le ingentissime risorse che sono state spese (o dilapidate) per diminuire il divario socio economico tra nord e sud, non hanno dato concreti risultati, in quanto la forbice è sempre aumentata».
«Oggi il mezzogiorno è condizionato da forti ritardi infrastrutturali che frenano ogni politica di sviluppo - sottolinea l'imprenditore della Piana di Gioia Tauro - Questa situazione di povertà non solo economica è stata l'humus che ha fatto radicare e sviluppare la più potente organizzazione criminale al mondo. Già prima della pandemia i territori del mezzogiorno erano condizionati da una forma di spopolamento derivante da un nuovo flusso di emigrazione, in particolare giovanile, che ha impoverito ancor di più il territorio. La pandemia è stato un ulteriore elemento che ha livellato tutto, portando una cappa di ulteriore povertà e bloccando quel poco di economia sana presente. Ogni politica di sviluppo deve passare obbligatoriamente dal rendere competitivo un territorio condizionato da forti handicap infrastrutturali, ma si tratta di attività che hanno bisogno di anni per poter essere avviate e portare benefici».
Da qui la proposta che, spiega De Masi, si basa su una sorta di "compensatore". «È una "No Tax Area" - afferma - che consente, così come avvenuto in tanti altri Paesi del mondo in cui è stato applicato, di innescare immediatamente una crescita economica. Un'area di forte vantaggio fiscale consente infatti alle aziende di avere forti economie ed essere incentivate a collocarsi ed investire in questi territori, anche con i deficit infrastrutturali presenti. In aggiunta ad ulteriori interventi può essere la chiave di svolta per rendere immediatamente competitivo il territorio diventando attrattore di sviluppo, abbattendo il divario tra nord e sud e creando quell'omogeneità territoriale alla quale si aspira da tempo».
«Non si tratta di assistenzialismo e di una politica o di un progetto economicamente insostenibile in quanto uno sviluppo del mezzogiorno farà diminuire la spesa per il welfare attualmente destinato a sostenere la povertà presente in questi territori; farà emergere il lavoro nero; cosa importante verranno ridotti gli interventi a fondo perduto che hanno generato tante 'razzie' di denaro pubblico; si darà la possibilità ai cittadini del mezzogiorno di poter competere e mettersi in gioco ridando loro la dignità; lo sviluppo è l'unica arma che può creare una barriera contro la criminalità».