Giornata di mobilitazione per i lavoratori stagionali precari calabresi che dal piazzale della cittadella regionale a Catanzaro, insieme al sindacato Usb, hanno manifestato contro i provvedimenti adottati dal Governo e dalla Regione per far fronte alla crisi dovuta al Covid-19. Sono quei lavoratori impegnati solitamente negli alberghi, nei ristoranti e negli stabilimenti balneari, tagliati fuori dai vari bonus e provvedimenti. Circa 15mila in Calabria.

I motivi della protesta

«Questa stagione estiva sarà ancora più precaria del solito – ha sottolineato Domenico Cortese, lavoratore stagionale di Tropea – noi restiamo sempre l’ultima ruota del carro e quest’anno con il pretesto della precarietà dovuta al coronavirus  hanno cominciato a scaricare i costi su di noi». «Hanno riaperto le frontiere ma il turismo ha difficoltà a ripartire – ha affermato Antonio Jiritano, Usb Calabria – e mentre per le aziende qualcosa in termini di risorse c’è, per questi lavoratori non c’è nulla: non avevano contratti perché lavoravano tutti in modo stagionale, non avranno nulla successivamente e non potranno nemmeno aspirare ad avere la Naspi, nuova assicurazione sociale per l'impiego».

Le proposte

Non solo un sit in di protesta ma anche di proposta. «Oggi portiamo una proposta alla Regione – ha spiegato Jiritano - per chiedere incentivi per questi lavoratori ma soprattutto diritti sindacali perché non si può continuare a lavorare in nero come è stato fino ad oggi». «Noi proponiamo che ci sia un bonus integrativo che arrivi fino a 1000 euro nei periodi di disoccupazione di tutti gli stagionali di fatto. E che questo bonus sia estendibile a tutti i lavoratori  in nero a patto che si iscrivano in un portale ufficiale in modo anche da combattere le retribuzioni sottodimensionate o in nero. Ovviamente se la persona in questione dovesse rilasciare dichiarazioni mendaci perderebbe il diritto al bonus».

Il precariato in sanità

Ma la precarietà si respira anche tra gli operatori sanitari, a scendere in piazza accanto ai lavoratori stagionali, anche una rappresentanza di precari della sanità, come l’infermiera dell’ospedale Pugliese Ciaccio Maria Grazia Facciolo, con contratto in scadenza il 31 ottobre: «Vorremmo sapere se il primo novembre siamo fuori o restiamo dentro, se c’è possibilità per la nostra stabilizzazione o meno. Perché noi abbiamo lavorato anche nell’emergenza e quindi vorremmo avere delle certezze per il nostro futuro. Abbiamo rischiato la nostra vita e quella dei nostri figli».

La posizione degli studenti universitari

A sostenere la battaglia dei precari anche un gruppo di studenti universitari e militanti del Fronte della gioventù comunista: «Sosteniamo questa protesta perché anche noi subiamo le contraddizioni del sistema lavorativo – ha spiegato  Antonio Viteritti -. La realtà del lavoro in Calabria è fatta di precarietà, sfruttamento, contratti truffa con part-time che nascondono full time, salari da miseria e turni di lavoro massacranti. Ci battiamo affinchè questa situazione cambi».