Nel braccio di ferro tra l’Almaviva, azienda tra le più importanti in Italia del settore dei call center in outsourcing, e la Tim, chi rischia di pagare il prezzo più alto sono i lavoratori. Dal 31 gennaio infatti 420 lavoratori del gruppo Almaviva Contact, suddivisi tra le sedi di Palermo e Rende, sono in balia di un’infinita trattativa tra due colossi dei loro rispettivi settori, con scadenze e comunicazioni che arrivano dall’oggi al domani, una cassa integrazione a zero ore che incombe sulle loro teste e il rischio licenziamento all’orizzonte. Una vicenda dura, l’ennesima, nel settore dei call center nell’area urbana di Cosenza: anni fa gli insediamenti industriali e le nuove imprese nel ramo venivano salutate, aiutate, sovvenzionate con incentivi, mentre adesso le vertenze si moltiplicano e restano sempre più spesso capannoni vuoti e famiglie senza reddito.

Almaviva-Tim, il braccio di ferro sulla pelle dei dipendenti

Da mesi è in corso un braccio di ferro tra Almaviva e Tim: l’azienda gestisce per conto della telco il servizio di Assistenza Tecnica 187 e da mesi lamentava un flusso di traffico inferiore ai contratti, con il quale non era sostenibile mantenere in carico la commessa ed i livelli occupazionali. Nei contratti, infatti, Tim si impegna a garantire un flusso di chiamate, definito nei cosiddetti “minimi tabellari”, e che permettono di poter avere così entrate necessarie per pagare i dipendenti: Almaviva lamenta carenze da parte di Tim, denunciando una perdita di circa 2 milioni sulla sola commessa per l’anno 2021. L’accordo tra le due parti non si trova, continuano gli incontri ma ai lavoratori non filtra nulla ne arrivano comunicazioni ufficiali. Una prima allerta, importante, arriva a inizio dicembre: l’azienda attiva gli ammortizzatori sociali richiedendoli fino ad aprile del 2022, anche se li usa con il contagocce ed in piccole e isolate situazioni.

La doccia fredda arriva il 31 gennaio: una comunicazione stringata, secca, con la quale l’azienda comunica a 189 dipendenti di non avere trovato un accordo con Tim e che quindi dal giorno successivo, 1 febbraio, sarebbero stati tutti in cassa integrazione a zero ore. La protesta tra i lavoratori monta immediatamente e nella serata arriva una nuova comunicazione, che allunga l’agonia di una settimana: si lavorerà anche nei giorni successivi, ma la nuova scadenza è al 7 febbraio. Senza un accordo, i lavoratori restano a casa in cassa integrazione.

Almaviva a Rende, 189 i lavoratori nel limbo

L’impatto sociale di questa ennesima crisi sarebbe anche in questo caso pesantissima, in una zona colpita pesantemente non solo da altre vertenze nel settore call center ma anche da una crisi sociale e lavorativa sempre più ampia, soprattutto dopo il Covid. Sono 189 le famiglie, molte delle quali monoreddito, che potrebbero essere colpite e che potrebbero tra l’altro accusare difficoltà pesanti nell’immediato. «L’azienda Almaviva Contact ci ha comunicato infatti – spiega Francesco Visca, Rsu della Cisal Comunicazione – che non potrà garantire l'anticipo delle spettanze, quindi con i tempi tecnici e burocratici dell’Inps si rischia anche di restare per diversi mesi senza stipendio».

Ciò che viene poco compreso, sia dai lavoratori che dalle stesse rappresentanze sindacali, è la mancanza di volontà nell'individuare soluzioni alternative: «La nostra azienda – continua Visca – oltre all’assistenza tecnica di Tim ha anche altre lavorazioni, come ad esempio la gestione delle richieste del 1500, il numero del Ministero della Salute per l’emergenza coronavirus. Abbiamo chiesto, per questa fase di transizione, di poter impiegare anche i colleghi della commessa Tim sul 1500, anche perché il carico è molto, ma l’azienda ha deciso di non dare seguito a questa richiesta».

Adesso restano solo amarezza e preoccupazione anche perché i lavoratori vedono nell’azienda un atteggiamento poco conciliante: quando chiediamo infatti a Visca se ritiene che Almaviva stia utilizzando i lavoratori come strumento di pressione la risposta è netta. «Si, a questo punto si. Se comprendiamo pienamente le dinamiche aziendali – spiega – e il rispetto da parte di Tim degli accordi contrattuali, allo stesso tempo ci sono delle soluzioni aziendali per creare quanto meno un cuscinetto in attesa degli accordi, ma l’azienda si è negata».

Inoltre, facciamo notare come mentre a Rende e Palermo vi siano vertenze aperte, a livello nazionale l’azienda cresce: Almaviva si consolida nella struttura finanziaria, ha acquisito qualche giorno fa una startup di analisi dati per circa 16 milioni di euro e si consolida nel mondo finance: «È vero, lo sappiamo anche noi – chiosa amaramente Visca - ma negli incontri anche degli anni passati ci è sempre stato detto che non sarà possibile utilizzare risorse delle altre controllate del gruppo: eppure negli anni scorsi Almaviva Contact è stata in positivo ed ha aiutato le altre aziende, ora il contrario non avviene».   

Tante vertenze del settore call center a Rende

Una doccia fredda per i lavoratori, quindi, l’ennesima che coinvolge il sito calabrese di Almaviva: qualche mese fa la commessa non era Tim ma Alitalia, divenuta poi Ita. Nel passaggio della compagnia di bandiera il servizio di assistenza era passato da Almaviva a Covisian, altro colosso del settore call center, ma non era stata inserita la clausola di salvaguardia. Un’altra vertenza, che è stata sulla carta risolta con un tavolo tecnico a Roma e la disponibilità, da parte della nuova azienda, di assorbire i lavoratori che erano presenti sulla commessa Alitalia: in realtà questa transizione ancora non si è completata ed i lavoratori sono in attesa di essere presi in carico.

Ma è solo una delle vertenze di questi anni nel settore: basti ricordare quanto successo con la Abramo Customer Care, e che ha riguardato tra le altre anche qui la commessa Tim. Una lunga querelle, fatta di libri in tribunale, mancati pagamenti, crisi e promesse di acquisizione mai concretizzate: adesso, tre giorni fa, è stato dichiarato lo stato di insolvenza e sono stati nominati tre commissari dalla sezione fallimentare del Tribunale di Roma.

A questa si aggiungono le tante e differenti vertenze affrontate negli anni scorsi: da quella Comdata, legata all’internalizzazione dei servizi di Inps, alla chiusura di Yope, alla lunghissima vertenza di Infocontact ed a tante situazioni piccole e grandi che hanno colpito un settore che negli anni ha promesso tantissimi posti di lavoro e che adesso ha lasciato tanti, troppi ragazzi per strada, storie fatte di famiglie, mutui da pagare, figli e difficoltà nella remissione nel mondo del lavoro.

Intanto, per i lavoratori di Almaviva si contano le ore ed i minuti che separano dalla scadenza dell’8 febbraio: manca poco meno di una settimana ma le speranze di un esito positivo sono sempre più flebili.