Il segretario generale ospite dell’approfondimento Dentro la notizia ha affrontato anche i temi legati all’IA. «Nel nostro Paese abbiamo più bisogno di eliminare le disuguaglianze. I processi tecnologici vanno gestiti, non subiti»
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Tutele, lavoro, sviluppo: tre sfide per il sistema Italia, il sistema Calabria, affrontate dal sindacato Uil. Se n’è parlato oggi nell’approfondimento condotto da Pier Paolo Cambareri, Dentro la notizia (QUI LA PUNTATA). Ospite della puntata il segretario generale nazionale del sindacato Unione Italiana Lavoratori, il calabrese Pierpaolo Bombardieri, che esordisce affrontando la decontribuzione al sud.
«Stiamo sostenendo da tempo – spiega – che eliminare la decontribuzione nelle regioni del Meridione è un errore. E non vale nemmeno la giustificazione secondo cui è l’Europa a chiedercelo. In Italia sosto stati attivati tantissimi interventi di sostegno alle aziende e lo abbiamo fatto con la logica secondo cui bisognava sviluppare le attività industriali per creare nuove occasione di lavoro. In questa manovra 2025 sarà prevista la decontribuzione con intervento ridotto per le aziende che investono una parte di Ires in produzione e innovazione. Penso che la Calabria e il Mezzogiorno in genere abbiano bisogno di un intervento teso a recuperare il gap del nostro Paese. Al Governo diremo che sono necessari ulteriori sforzi in questa direzione».
«L’Italia non ha bisogno di autonomia differenziata ma di eliminare le diseguaglianze»
Tra grandi temi non poteva mancare l’autonomia differenziata. «Se guardiamo alla politica con lo sguardo delle persone normali, della società – sottolinea Bombardieri – ci rendiamo conto che in questo nostro Paese si creano diseguaglianze, di genere, età, territoriali e questa porzione d’Italia vive in modo differente dal resto. Peraltro in molti casi sono negati i diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione. Parliamo di sanità e un milione di persone si spostano ogni anno da sud a nord per essere curate; di lavoro, ed il lavoro nero e sottopagato spesso prende piede nel Mezzogiorno. Parliamo ancora di istruzione ed i ragazzi calabresi devono avere la possibilità di giocarsi le stesse carte e le stesse opportunità di quelli del nord. Dobbiamo scardinare l’ascensore sociale e se non c’è un sistema che sia in grado di garantire parità di istruzione, questo non avviene. Potremmo parlare di welfare e sociale e nel Mezzogiorno registriamo condizioni diverse, come chi ha bisogno di aiuto, che spesso è lasciato indietro. Abbiamo quindi analizzato la vita di tutti i giorni ed i problemi li abbiamo riportati nell’ambito del dibattito sull’autonomia differenziata. Ne è testimonianza la grande raccolta di firme che abbiamo organizzato: 1,4 milioni di firme non si raccolgono nei mesi estivi se non si ha una lettura corretta di ciò che accade nel Paese. Al netto delle disquisizioni di carattere normativo, l’Italia non ha bisogno di autonomia ma di eliminare le diseguaglianze. Ci auguriamo, quindi, che sia necessario andare al referendum per abrogare una legge sbagliata».
«In Italia ogni giorno muoiono tre persone sul lavoro»
In studio Cambareri snocciola dati impressionanti: 1200 morti l’anno sul lavoro, 580mila denunce per infortunio solo nel 2023, il 65% di queste riconducibili alla manodopera straniera.
«In materia – prosegue il segretario generale della Uil – riteniamo che ci sia da affrontare una questione culturale, perché non si può ignorare che ogni anno più di mille persone non tornano a casa dalla propria famiglia perché perdono la vita durante la loro giornata di lavoro. Abbiamo approcciato a questo tema con due grandi campagne, “Zero morti sul lavoro”, in cui abbiamo coinvolto attori, sportivi, giornalisti, e poi abbiamo avviato un’azione molto forte, portando in giro per l’Italia oltre mille bare. Siamo stati a piazza del Popolo a Roma, a piazza Maggiore a Bologna, piazza della Signoria a Firenze, a Venezia e questo per colpire l’opinione pubblica, perché riteniamo che sul tema della sicurezza sul lavoro non ci sia la stessa sensibilità manifestata in oltre occasioni. Il rispetto per la vita per noi è un principio fondamentale perché altrimenti è inutile discutere diritti sindacali».
«Istituire l’omicidio sul lavoro»
«C’è poi la questione delle rivendicazioni – avanza il sindacalista –. Continuiamo a pensare che ci sia un sistema che riguarda gli appalti, i subappalti a cascata, le gare al massimo ribasso che deresponsabilizzano. E quindi può accadere, come avvenuto nella strage di Firenze, che in uno stesso sito produttivo convivano undici aziende diverse, ognuna delle quali non sa ciò che sta facendo l’altra. Per questo abbiamo chiesto al Governo di compiere scelte precise e molto pratiche: aumentare ispezioni e ispettori. Peraltro la Manovra non investe un solo euro in tema di sicurezza sul lavoro. Abbiamo chiesto di equiparare le regole degli appalti pubblici a quelli privati».
«Siamo convinti che sia necessario introdurre l’istituto dell’omicidio sul lavoro, perché non si tratta mai di incidenti. Luana, la ragazza deceduta in Toscana in una industria tessile è morta perché l’azienda aveva rimosso i dispositivi di sicurezza, perché quel macchinario non si doveva fermare per aumentare la produttività. Ecco, quelli non sono incidenti ma omicidi e come tali vanno trattati. Per questo chiediamo al Presidente della Repubblica l’inserimento nei nostri codici dell’omicidio sul lavoro che sia gestito in modo speciale, con una commissione speciale di magistrati come quella antimafia. In Italia muoiono tre persone al giorno sul lavoro, immaginiamo se la mafia uccidesse tre persone al giorno. A questo aggiungiamo che ogni anno mezzo milione di persone subiscono un infortunio sul lavoro».
L’ultimo argomento connesso alla sicurezza sul lavoro è legato a «cosa succede dopo». «Le famiglie colpite da queste tragedie rimangono da sole – evidenzia – mentre credo che uno Stato come il nostro debba dare una mano».
«L’IA e i processi tecnologici vanno gestiti non subiti»
In un mondo produttivo tecnologicamente sempre più avanzato sta prendendo piede – sempre di più – l’intelligenza artificiale. Per Bombardieri il processo va «gestito e non subito, perché dei rischi ci sono. L’IA è già tra di noi; abbiamo verificato che in molti casi è in grado di formulare delle scelte in nome e per conto delle aziende. Ci sono app di IA che sono in grado di misurare la produttività dei lavoratori con il movimento del mouse, ci sono aziende che selezioniamo i loro manager in base agli studi dell’AI sui loro gusti, credo religiosi, sessualità. L’IA è già qui, come organizzazione sindacale e parlandone con le associazioni datoriali dobbiamo individuare un sistema che regolamenti questo processo. L’IA permette di migliorare la produttività, ma a vantaggio di chi? Andrà a favore solo delle aziende, per questo chiediamo che sia ridistribuita sui lavoratori. Sul tema abbiamo già presentato la proposta secondo cui si dovrebbe ridurre l’orario di lavoro a parità di trattamento economico. Oggi il lavoro deve valere di più rispetto alle scelte relative alla rivoluzione tecnologica».