La 54enne catanzarese nel 2014 ha partecipato a un avviso pubblico regionale: «L'inizio di un calvario fatto di decreti, rettifiche, controlli e annullamenti. E ancora niente contratto di lavoro». La richiesta a Occhiuto: «Faccia qualcosa di concreto»
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«Oggi si parla tanto di "sistemare i giovani", e noi? Chi pensa a noi precari storici?». Se lo chiede in una lettera aperta Marzia Mazzacua, 54enne di Catanzaro. «Appartengo di diritto al bacino del precariato storico della Regione Calabria – spiega -. La nostra storia inizia nel lontano 2014 con la partecipazione ad un avviso pubblico della Regione. L'inizio di un calvario, fatto di decreti, rettifiche, annullamenti, apertura di una nuova manifestazione d'interesse, controlli, graduatorie. E ancora non abbiamo un contratto di lavoro, nonostante ne abbiamo il diritto. Ma in Calabria pare che la legalità diventi illegalità e avere un diritto sia un problema da risolvere».
Una lettera in cui parla di dignità negata e di bisogno di giustizia, in cui, infine, si appella al presidente della Regione Roberto Occhiuto. Per non dover più essere mantenuta dai propri figli, per non «sentirsi un parassita», spiega.
Marzia ripercorre tutte le tappe di un’attesa infinita: «Partecipiamo ad un avviso pubblico regionale nel 2014; attendiamo il decreto, che viene redatto nel 2019 (dopo 5 anni dall'avviso e dopo 3 anni dal decreto dell'avviso pubblico). Veniamo poi catapultati in una manifestazione d'interesse a fine 2019 (giunta Oliverio); poi subiamo una serie di decreti, rettifiche, controlli da Centri per l'impiego, Agenzia delle entrate, Guardia di finanza, Procura della Repubblica (e chi più ne ha più ne metta) con un parto finale in cui viene effettuata una graduatoria ponderata anch'essa rettificata e reintegrata fino al 2021.
Nel 2020 l'allora presidente Santelli, attraverso un accordo sindacale (CGIL-CISL-UIL), aveva messo la parola fine a questo lungo calvario, ma purtroppo la sua scomparsa, ci ha definitivamente ributtato nel limbo. Abbiamo dovuto sopportare "teorie" quasi fantascientifiche sul regime di prorogatio oltre alle "paure" di prese di posizione da parte dell'allora nominato presidente Spirli. Abbiamo altresì atteso un parere legale richiesto all'Avvocatura del Consiglio regionale (parere tra l'altro favorevole). Ma nulla ad oggi è stato ottenuto».
Quindi l’appello al presidente Occhiuto, al quale si chiede «di manifestare la sua posizione politica in merito alla legge 12 e alla sua applicazione, avviando atti e procedure concrete e definitive per la nostra stabilizzazione. Posizione che deve essere chiara ed inequivocabile. II presidente conosce bene la questione in oggetto e sa che da alcuni anni è stata oggetto di attenzione dalle varie Giunte che si sono susseguite. Non ultima la presa di posizione concreta dell'allora presidente Santelli. Gli incontri ufficiali ed istituzionali a seguito di pareri amministrativi formulati in diverse occasioni dal Tar Calabria avevano presagito e reso possibile un percorso concreto e definitivo. Assistiamo al momento a comportamenti dilatatori e strumentali per allungare tempi e soprattutto per insinuare convincimenti che ritenevamo superati. Il nostro – è la conclusione – è un percorso legittimo: supportato da leggi nazionali, leggi regionali, avvisi pubblici, decreti, graduatorie. Ma siamo invisibili, inesistenti».