Parla il presidente nazionale del settore Marcello Ferraro Restagno che denuncia la penuria di siti di estrazione a causa di un «sistema autorizzativo regionale che scoraggia potenziali investitori». Ritardi e costi in aumento anche per i progetti Pnrr
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I progetti ci sono, le risorse pure ma in alcuni casi a mancare sono i “fondamentali”, ovvero le materie prime utili alla costruzione delle grandi opere che si stanno realizzando o da realizzare in Calabria. Anche i progetti finanziati con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza rischiano ritardi, rallentamenti o lievitazione di costi a causa di una struttura burocratica non esattamente solerte e di un piano di programmazione delle attività estrattive al momento inesistente in Calabria.
Basti pensare che secondo uno studio preliminare realizzato da Webuild per il solo tratto di alta velocità da Gioia Tauro a Reggio Calabria sarebbero necessari quattro milioni di metri cubi di materie prime da costruzione mentre nella provincia di Reggio Calabria esistono solo due cave autorizzate con una produzione di circa 200mila metri cubi.
«Le cave attualmente autorizzate risultano insufficienti a coprire tali esigenze» conferma il presidente nazionale di Federcave, Marcello Ferraro Restagno, in riferimento alle grandi opere che nei prossimi anni interesseranno la nostra regione. A titolo d’esempio, per la costruzione del Ponte sullo Stretto è previsto che la Sicilia e la Calabria dispongano di materie prime da costruzioni rispettivamente per il 50% del fabbisogno.
Tra Pnrr e grandi opere, in questo momento la Calabria è destinataria di ingenti risorse. Soprattutto per quel che riguarda il settore delle costruzioni e delle infrastrutture la nostra regione è capace di approvvigionare di materie prime le imprese chiamate poi a realizzarle?
«La Calabria dispone certamente del potenziale necessario per soddisfare una parte significativa del proprio fabbisogno di materie prime. Tuttavia, è fondamentale considerare la sua eterogeneità naturalistica che comporta la presenza di numerosi vincoli ambientali e territoriali. Di conseguenza, le aree non soggette a tali restrizioni e disponibili per l’estrazione di materie prime devono essere considerate strategiche per lo sviluppo economico regionale».
Qual è oggi il principale ostacolo all’approvvigionamento di materie prime?
«Il principale ostacolo all’approvvigionamento di materie prime risiede nelle lungaggini burocratiche e nella conoscenza limitata del settore e delle normative da parte di alcuni enti locali, fattori che contribuiscono ad allungare ulteriormente i tempi di gestione delle pratiche amministrative».
Potremmo dire che gli imprenditori calabresi operano in una condizione di svantaggio rispetto a imprenditori di altre regioni d’Italia?
«Svolgere questo tipo di attività in Calabria comporta certamente tempi più lunghi, costi più elevati e una maggiore dose di pazienza rispetto ad altre regioni d’Italia».
L’impossibilità di disporre di materie prime in che misura impatta sul settore delle costruzioni?
«Il settore dell’approvvigionamento di materie prime rappresenta l’anello iniziale della filiera produttiva nel comparto delle costruzioni. Di conseguenza, eventuali criticità a monte si riflettono inevitabilmente su tutti gli altri segmenti della filiera, causando ritardi e disfunzioni lungo l’intero processo produttivo».
Ci può fare qualche esempio per quel che riguarda le grandi opere attese in Calabria? Penso ad esempio al Ponte sullo Stretto, all’alta velocità ferroviaria o al nuovo tracciato della 106?
«Tralasciando il progetto del Ponte sullo Stretto, che al momento appare più una questione politica che una realtà concreta, le grandi opere infrastrutturali come l’Alta velocità ferroviaria e il nuovo tracciato della Statale 106 richiedono ingenti quantità di materie prime. Sebbene la Calabria disponga di risorse potenzialmente adeguate, le cave attualmente autorizzate risultano insufficienti a coprire tali esigenze. Inoltre, i siti in fase di autorizzazione sono spesso bloccati da disorganizzazione e lungaggini burocratiche. In questo contesto, molti potenziali investitori esitano a entrare nel settore, scoraggiati dall'incertezza e dalla complessità del sistema autorizzativo. Di conseguenza, diventa necessario importare materie prime da aree più lontane, con un inevitabile aumento dei costi sia per le aziende che per i cittadini».
Quanto incide ciò sulla capacità di fare impresa e sulla capacità di attrarre investimenti?
«Se lei fosse il dirigente di un’azienda responsabile del sostentamento di decine, se non centinaia di dipendenti, dove sceglierebbe di investire? In una regione che garantisce il rispetto delle tempistiche previste dalla legge e dispone di un piano regionale delle cave, o in una che, nonostante l’obbligo normativo, non ha mai adottato un piano delle cave dal 2009 e impiega, nella migliore delle ipotesi, un anno per completare iter autorizzativi che per legge dovrebbero concludersi in 180 giorni?»
La necessità di approvvigionarsi fuori dalla Calabria potrebbe far lievitare i costi delle grandi opere?
«Sì, in modo significativo. L'approvvigionamento di materie prime da fuori regione comporterebbe un notevole aumento dei costi delle grandi opere, aggravando il peso economico sia per le aziende che per i cittadini. Inoltre, questo scenario priverebbe la Calabria di un'importante occasione di sviluppo economico e occupazionale, in una realtà che necessita urgentemente di stimoli per la crescita».
Per quel che riguarda il Pnrr, secondo lei queste difficoltà potrebbero incidere negativamente sul raggiungimento degli obiettivi e sulla possibilità stessa di realizzare le opere?
«Non spetta a me fare questo tipo di previsioni. Come tutti, mi informo attraverso i dati pubblicati sui principali organi di stampa. Da quanto emerge, resta ancora molto lavoro da fare, ma auspico che si riescano a compiere progressi significativi nel prossimo futuro».