Invisibili, dimenticati dallo Stato. Quelli che non hanno neppure avuto la forza economica di ripartire il 4 maggio. Quelli abituati ai sacrifici, quelli abituati a dormire nei furgoni, ad alzarsi la mattina alle tre. Quelli abituati a percorrere centinaia di chilometri per montare le bancarelle.
Sono gli ambulanti. I venditori itineranti che stanchi di aspettare gli aiuti promessi dal Governo, hanno deciso di manifestare. Lo hanno fatto questo pomeriggio. Si sono dati appuntamento alle quattro in piazza Municipio, a Vibo Valentia.

 

Un flash mob organizzato dall’Ana (associazione nazionale ambulanti) che si è svolto in contemporanea con altre città di Italia.  Potrebbero riaprire, è vero, ma «a chi vendere i prodotti se la maggior parte dei mercatini e delle fiere sono state annullate?» Si sentono abbandonati dallo Stato. Solo pochi hanno incassato il famoso bonus da 600 euro, ma i soldi sono già finiti.

 

«Vogliamo solo avere la possibilità di lavorare». Chiedono aiuti concreti per sopravvivere, una quota a fondo perduto per potere ripartire. Molti dei manifestanti provengono da Soriano, la città del vibonese che conta il maggior numero di venditori ambulanti: 140 per l’esattezza. Padri di famiglia fermi da mesi. «Il 9 marzo ci hanno detto di stare a casa, e noi lo abbiamo fatto – commenta Salvatore Alessandria - ora però devono darci un aiuto per ripartire, altrimenti moriremo». Non ce la fanno più: «Ho due figli piccoli e una moglie – racconta un marocchino residente da venti anni in città – devo pagare l’affitto di casa e l’assicurazione al furgone. Se io devo restare a casa, cosa mangiamo?».