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Non è certo un anno fortunato per il trasporto aereo calabrese. L’aeroporto di Crotone è ancora chiuso dopo il fallimento della società di gestione, mentre il “Tito Minniti” di Reggio sopravvive in esercizio provvisorio concesso dal Tribunale, sempre per la stessa ragione: fallimento della società di gestione.
L’unica speranza di ripresa era legata al bando Enac che, non senza una serie di complicazioni giuridiche finite nelle Aule di Tribunale, aveva provvisoriamente affidato la concessione dei servizi aeroportuali di Crotone e Reggio alla Sacal, la società che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme. Affidamento su cui l’ultima parola spetta al Consiglio di Stato che dovrebbe esprimersi entro dicembre, dopo aver concesso la sospensiva della sentenza del Tar con cui era stato annullato l’originario bando su ricorso di una delle società escluse, e cioè la Sagas.
L’affidamento a Sacal avrebbe consentito, così come più volte lo stesso governatore Oliverio aveva avuto modo di affermare, una gestione integrata dei tre scali, sul modello di quanto già avviene in altre Regioni italiane, a cominciare dalla Toscana. Adesso, l’esplodere dello scandalo che travolge i vertici della Sacal rischia di mettere in forse tutto il lavoro fin qui messo in cantiere. Lo dimostrano i comunicati accorati della deputazione calabrese, sempre solerte a chiedere interventi straordinari dopo non aver fatto nulla per aver evitato in precedenza i danni.
Cosa succederà adesso rimbomba nelle stanze dei palazzi? Sicuramente ci saranno molte riunioni davanti al ministro Delrio, ma è chiaro che a rischiare più di tutti sono gli scali di Crotone e Reggio. Con le proprie società fallite e la Sacal che ancora non aveva reso noto il piano industriale, si complica moltissimo il futuro immediato di entrambi gli scali. Ad altissimo rischio è anche il futuro dei lavoratori impiegati negli aeroporti e quello delle loro famiglie.
Ma anche Lamezia, che sembrava destinato ad avere un futuro roseo da aeroporto internazionale, adesso trema. E con esso anche l’imminente stagione estiva che sta per aprirsi e che dovrebbe portare qualche soldo nelle povere casse della Regione e degli operatori del comparto. Un possibile danno di dimensioni incalcolabili. Ma è solo la sfortuna quella che si sta accanendo contro i cieli della Calabria? I fallimenti delle società di Crotone e Reggio dovrebbero avere (e hanno) dei responsabili. E di Sacal, società a partecipazione pubblica, nessuno sapeva niente? Eppure il Pd nel cda aveva un esponente di primo piano come il presidente della Provincia Bruno, finito anche lui nel tritacarne. Proprio quel Pd che auspicava la gestione integrata da parte di Sacal.
E’ ovvio che occorre aspettare l’esito del processo per accertare le responsabilità, ma qualche domanda è legittimo porla ad una classe dirigente che si dimostra spesso inadeguata. E, soprattutto, è questa Regione a non avere più tempo. Neanche quello di aspettare l’esito dei processi senza che venga messo in campo un qualche meccanismo di sopravvivenza in grado di fare in modo che con l’acqua sporca non si butti via anche il bambino.
Riccardo Tripepi