«Le imprese non possono continuare a chiedere finanziamenti a pioggia e poi non assumersi la responsabilità sociale facendo pagare il prezzo della crisi solo ai lavoratori». È altrettanto netta la posizione della Cgil Calabria che oggi accusa Confindustria di «irresponsabilità» dopo la sortita dei giorni scorsi e il niet alla proroga del blocco dei licenziamenti ipotizzato dal Governo fino al 28 agosto. La proroga è tuttavia stata bocciata proprio in queste ore con il Decreto Sostegni bis

Un «colpo basso alle imprese» lo aveva definito il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, a cui risponde alla distanza Angelo Sposato, segretario della Cgil: «Noi non condividiamo la posizione di Confindustria Calabria, in questo momento serve una pace sociale e incidere sui licenziamenti sarebbe un gesto di irresponsabilità».

Sulla pelle dei lavoratori

«Noi abbiamo dichiarato necessaria una riforma degli ammortizzatori sociali - prosegue il numero uno della Cgil - perchè è impensabile creare un esercito di disoccupati. Ci sono stati i periodi di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, in Calabria abbiamo avuto tantissimi accessi però adesso non si piò pensare che tutto ciò che avverrà, sarà fatto sulla pelle dei lavoratori perchè si creeranno situazioni esplosive. Noi rischiamo veramente un disastro sociale». 

15mila posti a rischio

Soprattutto in Calabria, regione dal tessuto economico e produttivo fragile: «Se dovessimo stare alle cifre ufficiali delle aziende che hanno beneficato della cassaintegrazione, noi rischieremmo in Calabria davvero di perdere oltre 15mila posti di lavoro, il che significa un dramma nel dramma sociale». Per il sindacato è quindi necessaria almeno una proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 dicembre: «Noi auspichiamo che il Governo - nel quale c'è una discussione aperta anche in Consiglio dei Ministri - assuma un provvedimento per garantire la pace sociale altrimenti sarà mobilitazione in tutto il Paese». 

Imprese sane

E poi l'affondo: «L'Italia è un Paese fragile da un punto di vista del tessuto economico e produttivo e ha bisogno di politiche attive del lavoro vere, non si possono continuare a regalare soldi alle imprese. Noi continuiamo a dire che bisogna fare un grande piano per il lavoro poichè è necessario da una parte creare lavoro non precario e per far questo ci vogliono anche imprese di qualità. Ecco perchè ritengo dirimente realizzare una selezione sulle imprese».