VIDEO | Dalla risoluzione della questione delle quote, al piano industriale fantasma, ai dipendenti in bilico fino alla presenza del sindacato nei cda. La sigla punta a fare chiarezza sul futuro dei tre aeroporti
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Accelerare i tempi, sciogliere i nodi, pensare alle centinaia di lavoratori rimasti in un limbo, oltre a quegli stagionali che da due anni non mettono piede nello scalo. La Uil serra le file e in un’assemblea tenutasi a Lamezia Terme con i lavoratori della Sacal, che precede l’incontro di oggi pomeriggio con il governatore Occhiuto, ha sviscerato le tante questioni della società che attualmente gestisce gli scali di Lamezia, Crotone e Reggio e le richieste e gli impegni che chiederà al presidente: chiarezza innanzitutto, velocità nelle decisioni e un rapido problem solving.
Subito il piano industriale
«Chiediamo pragmaticità e concretezza perché ci sono in ballo tanti posti di lavoro», ha subito chiarito il segretario Santo Biondo, che poi ha sottolineato come «la revoca della concessione sia un azzardo che non può essere assolutamente giustificato così come il commissariamento». «Siamo dell'idea che Sacal debba essere una società a partecipazione pubblica e attendiamo le indicazioni del presidente Occhiuto», ha aggiunto il leader della Uil che ha nuovamente poi toccato il tasto del piano industriale. Un documento che le sigle sindacali asseriscono di non essere riusciti mai ad avere in mano, ma che è fondamentale per «avere indicazioni su quali saranno gli investimenti che verranno fatti sui tre aeroporti».
Il mancato accordo sulle quote
Per la Uil sulla Sacal deve intervenire il governo nazionale il quale deve riconoscerle anche continuità territoriale. Chiede, invece, che il sindacato sia presente a tutti i Consigli di amministrazione Giuseppe Rizzo, segretario generale Uil Trasporti, mentre per Benedetto Cassala, segretario Uil Trasporti Catanzaro e Vibo, l’attuale fase di stasi, seguita all’annuncio in pompa magna dell’acquisto da parte della Regione con l’aiuto di FinCalabra di tutte le quote cedute ai privati è dovuto «all’incongruenza del costo delle quote e quindi alla trattativa».
I lavoratori
Nel frattempo il personale scarso e il nuovo ricorso alla cassa integrazione, ancora non firmato da sindacati, rendono sempre più farraginoso il lavoro nello scalo. Difficoltà si registrano durante le operazioni di sbarco, mentre ci sono circa 60 stagionali che attendono nello scalo lametino di tornare a lavorare. Alcuni di questi sono fuori da due anni, altri sono rientrati da pochi mesi. Intanto, si avvicina la stagione estiva con i suoi picchi di passeggeri.