«Pronti a fare le barricate se il governo dovesse definanziare la Zona economica speciale della Calabria». È stato forte l'avviso lanciato dal presidente di Confindustria Reggio Calabria, Domenico Vecchio, introducendo i lavori del convegno “Gioia Tauro, il futuro passa dal territorio” organizzato dall'organismo provinciale di rappresentanza degli imprenditori, da Unindustria Calabria, dalla Camera di commercio reggina e dal Comune in cui ha sede il secondo porto transhipment italiano.

Dal massimo vertice datoriale metropolitano, dunque, è arrivata una presa di posizione energica rispetto alle notizie rimbalzate da Roma, circa una discussione che condurrebbe ad uno spostamento della posta di bilancio – si parla di almeno 300 milioni di euro sotto forma di semplificazione burocratica e credito d'imposta per invogliare le aziende a insediarsi o investire – nell'ambito della manovra economica che il governo deve varare entro fine anno.

«Le parole del ministro Provenzano – gli ha fatto eco il presidente Camerale, Antonino Tramontana – per ora sono rassicuranti, ma la vigilanza in questi casi non è mai troppa: sarebbe grave se venisse meno uno strumento varato, che ora chiediamo alla Regione di difendere assieme a noi».

Proprio contro l'attuale quadro politico regionale si sono indirizzati gli strali più duri nel corso del dibattito, con Natale Mazzuca – presidente di Unindustria Calabria – che ha criticato il fatto che «non si parla di programmi ma solo di candidature, mentre c'è chi utilizza l'alibi della 'ndrangheta per nascondere la mancanza di programmi su Gioia Tauro».

Ancora critiche verso la Regione sono arrivate da Tramontana, che ha collegato «la disorganizzazione che impera nel retroporto gioiese, anche all'attuale debacle del Corap che ha peggiorato ogni cosa».

Un invito a «meglio coinvolgere Assindustria nella formazione della Zes», è venuto da Massimo Sabatini che è il direttore nazionale delle Politiche regionali di Confindustria, trovando sponda nell'intervento di Andrea Prete – vice presidente nazionale di Unindustria – che ha lamentato «la scarsa attitudine dei recenti governi a stare vicini ai territori».

Della piattaforma locale degli industriali ha parlato Gualtiero Tarantino, presidente della Sezione trasporti e logistica di Unindustria Calabria, per il quale «il mancato avvio del gateway ferroviario è il simbolo di una condizione nella quale a Gioia Tauro si continua a sdoganare troppi pochi container, mancando quindi di creare quel valore aggiunto che significa posti di lavoro e sviluppo».

Sulle motivazioni di una crisi del retroporto che non nasce oggi ha convenuto il sindaco gioese Aldo Alessio, che ha chiesto che «il governo proceda quanto prima alla nomina di un presidente competente per avviare l'Autorità portuale e di sistema», chiedendo a Stato e Regione di provvedere a «requisire i capannoni che sorgono nelle zone industriali fantasma per offrirli a giovani imprenditori».

Anche il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà ha avvisato sui rischi che «il territorio corre se effettivamente dovesse essere tagliata la Zes di Gioia Tauro», proponendo di chiedere un «incontro ai ministri Boccia e Provenzano», mentre sulle opportunità offerte da questo strumento incentivante si è esposto Felice Iracà, dirigente generale vicario del dipartimento Attività produttive della Regione, che però ha chiesto un «impegno corale affinché la Zes abbia una più precisa caratterizzazione nell'area di Gioia Tauro».

Il commissario del porto, Andrea Agostinelli, nell'annunciare l'arrivo a Gioia Tauro per il 5 dicembre dell'armatore Gianluigi Aponte, ha ricordato «gli incoraggianti segnali di ripresa del traffico container e l'avvio di un corposo piano di investimenti da parte del terminalista».