VIDEO | Il presidente dell’Istituto di previdenza ha tenuto una conferenza all’Università della Calabria. Su 385 miliardi di euro erogati in un anno, solo 7,6 vanno al Rdc. Anche la dicotomia Nord-Sud va rivista: al Settentrione il 70 % delle risorse per Cig e fondi Covid (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
L’Inps negli ultimi anni ha cambiato decisamente pelle. Si è trasformato da erogatore del sistema pensionistico alla più grossa agenzia nazionale di welfare del Paese. Nell’ultimo triennio, infatti, sono mutate le funzioni ed uno dei compiti principali è divenuto il sostegno al reddito degli italiani. In questa fascia non c’è solo il Reddito di cittadinanza, ma anche l’assegno unico per i figli, la cassa integrazione, il sostegno alle famiglie sulla natalità.
Questo mutamento è stato illustrato dal presidente nazionale dell’istituto, Pasquale Tridico, all’Università della Calabria per un dibattito dal titolo significativo “Conoscere il Paese per costruire il futuro”. In realtà è stata l’occasione per presentare il XXI rapporto dell’Inps che è una fotografia dello stato di salute economica del Paese.
Tridico, però, ha approfittato dell’occasione per smentire alcuni luoghi comuni, a partire dal Rdc. Innanzitutto a partire dall’ampiezza di un fenomeno che è diventato terreno di scontro politico, ingiustificato se guardiamo i numeri: l’ammontare totale della spesa per il Rdc è pari a 7,6 su 385 miliardi di spesa complessiva dell’Inps. Giusto per capire di cosa stiamo parlando, ad esempio, per l’assegno unico sui figli (che si traduce in un bonus di 50 euro mensili fino a un massimo di 170 a seconda del reddito) spendiamo fino a 19 miliardi di euro, praticamente il doppio. Se infatti l’elargizione di 50 euro non è propriamente una spinta a far figli, i dati dicono che invece fra i percettori del Rdc, la natalità è aumentata.
Altro falso mito da sfatare è che il Rdc drena risorse che vanno quasi tutte al Sud. È vero che il 65% di questi quattrini poi viene impiegato nel meridione, ma c’è anche un rovescio della medaglia. Se guardiamo alle prestazioni che l’Inps ha erogato per l’emergenza Covid e alla Cassa integrazione, si scopre che il 70% dei fondi sale al Nord.
«Il problema – dice Tridico – è non regionalizzare i dati, perché il Paese ha la configurazione che sappiamo: Nord e Sud è chiaro che non presentano eguali caratteristiche, le misure quindi vanno valutate nel loro complesso». E nel complesso, secondo Tridico, i dati dimostrano che la crisi economica scatenata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina è stata arginata grazie alle politiche di sostegno al reddito e al grande sforzo dell’Inps che eroga 32 milioni di prestazioni ogni mese a circa 7,6 milioni di lavoratori. «Siamo l’articolazione dello Stato – ha detto con orgoglio Tridico – che è la più veloce a rispondere alle istanze dei cittadini. Mensilmente eroghiamo Rdc, Cig, assegni familiari. Il tutto con puntualità, mentre gli italiani erano abituati ai tempi biblici della Pubblica amministrazione».
Il punto focale, pensioni a parte, resta per il Sud il Reddito di cittadinanza. Il Governo Meloni ha già dichiarato che vuole riformarlo e su questo Tridico non fa ovviamente le barricate, anzi, si è detto disponibile. Il problema è capire come.
L’idea del governo è scindere i due pilastri della misura: il sostegno al reddito e la ricollocazione sul mercato del lavoro. In tal modo il Rdc andrebbe soltanto alle persone che non sono in grado di lavorare. Qui però entrano in campo quelli che la statistica definisce “occupabili” persone in grado di lavorare, ma che non trovano un lavoro. Il docente Unical, Francesco Aiello, ha sottolineato però come nessuno sappia con precisione quanti siano in Italia e non c’è un’analisi attendibile sul perché queste persone non lavorino. Un modo per dire che la strada per la riforma di questo strumento è ancora molto lontana.