Nessuna ressa o file in Calabria, ma tanto interesse e richieste di informazioni ai Caf per la giornata di esordio del reddito di cittadinanza. Giovani inoccupati, donne, pensionati perfino qualche famiglia: si sono presentati agli sportelli. «C'è interesse - dice un'operatrice - ma molti chiedono solo ulteriori chiarimenti sui requisiti. Del resto c'è tempo fino a fine marzo per presentare la domanda». Tutt'altra atmosfera nelle Poste centrali del capoluogo di Regione. Deserti gli sportelli e scarso lavoro per le due impiegate in servizio.


Sono quasi 144.000, secondo le proiezioni dell'Inps, i calabresi potenzialmente beneficiari del reddito di cittadinanza. 50mila, secondo i dati, per ora basati su proiezioni, trasmessi dall'istituto di previdenza ai sindacati, sono residenti nella provincia di Cosenza, quella più vasta e popolosa della regione; 37.000 sono in provincia di Reggio Calabria, 27.300 nella provincia di Catanzaro, 19.500 in quella di Crotone e 10.000 nel Vibonese. In tutto sono 143.900.


«In un paese con 5 milioni di poveri - spiega il segretario generale dell'Uil Calabria, Santo Biondo - c'è la necessità di una misura di contrasto alla povertà. Va dato atto al Movimento Cinquestelle di aver aperto il dibattito. Non c'è dubbio alcuno, però, che siamo davanti ad una misura da rimodellare, per correggere alcune distorsioni». Per esempio, spiega il segretario dell'Uil calabrese, «chi ha un lavoro a reddito basso e guadagna meno di 10.000 euro all'anno, deve pagare le tasse, i beneficiari del reddito di cittadinanza no. Si tratta di un'evidente disparità che può tradursi in un disincentivo al lavoro, in una regione nella quale, invece, occorrerebbe introdurre investimenti e strumenti per incentivare l'occupazione».

 

«Abbiamo qualche dubbio sul funzionamento - dichiara il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato – perché i centri per l'impiego non sono pronti. I nostri Caf sono comunque all'opera, così come prevede la convenzione firmata a livello nazionale. Una misura finalizzata a sostenere il reddito delle fasce sociali svantaggiate era necessaria, ma per la Calabria servono investimenti pubblici, politiche del lavoro basate su incentivi alle imprese al fine di consolidare il lavoro esistente ed aprire nove opportunità».