VIDEO | I tempi stringono ma l'Anci lamenta di non essere mai stata chiamata a illustrare la posizione degli amministratori. Intanto gli imprenditori ricordano alla Regione l'intesa di settembre
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Anci Calabria, l’associazione formata dagli amministratori dei municipi, fin qui non ha “toccato palla” sulla futura elaborazione del Recovery plan e, anzi, anche se il programma degli interventi da finanziare è in dirittura d’arrivo, i suoi rappresentanti attendono una convocazione alla Cittadella. Vittorio Scerbo, primo cittadino di Marcellinara e componente del Comitato direttivo del “sindacato dei sindaci”, pesa le parole ma è diretto nella critica. «Abbiamo studiato per filo e per segno gli indirizzi che ha dato l’Unione europea – sostiene – e su obiettivi quali transizione ecologica e digitale, infrastrutture per la mobilità sostenibile, i rappresentanti dei cittadini devono avere voce in capitolo».
Visto il cronoprogramma strettissimo, entro fine mese l’Italia deve presentare il suo programma concertato con le Regione - così come ha spiegato nella nostra inchiesta l'economista Vittorio Daniele - sembra essere andata un pò meglio agli industriali. «A fine settembre – chiarisce Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria – avevamo sottoscritto un’intesa con la Regione, su una piattaforma che individua i punti che secondo noi devono essere imprescindibili anche in una pianificazione fondamentale come quella del recovery. Fin qui le istituzioni, per fronteggiare la crisi determinata dall’emergenza sanitaria, hanno fornito una assistenza del tutto insufficiente, e quindi ora l’appuntamento che abbiamo per la spesa di questi nuovi fondi è di straordinaria importanza».
Il sindaco e l’industriale, accomunati dalla intenzione di compartecipare alla definizione di quali progetti calabresi inserire nel Piano nazionale, sostengono entrambi la necessità «che la pubblica amministrazione adegui la sua mentalità e le sue risorse umane, per preparare la Calabria nel migliore dei modi». Ci sono poi richieste politiche precise, per rendere ancora più convincenti i progetti regionali. «Senza una riforma del Corap – prosegue Ferrara – non sarà affatto invitante investire in Calabria, visto che le nostre zone industriali non hanno le infrastrutture minime».
Altra richiesta che accompagna però quello che Ferrara chiama «passaggio dalla protesta alla proposta», perché la partita dei prestiti che l’Ue concede all’Italia «deve vedere uno sforzo che noi calabresi facciamo anche per una rivoluzione digitale, che significa tecnologia ma anche competenza». Non solo ponte sullo Stretto, quindi, per Unindustria che confida molto nella autorevolezza di Draghi. «Per capire se alla fine saremo competenti ed efficaci – conclude Scerbo – basterà vedere se siamo riusciti a connettere meglio i territori, con uno sforzo per adeguare i trasporti e le infrastrutture stradali e ferroviarie: ma il bilancio politico, per ora, viste le poche informazioni che abbiamo sul lavoro fatto dalla Regione, non sembra incoraggiante».