VIDEO | Mancano pochi giorni all'invio di progetti di cui si sa poco o nulla: anche Legambiente lamenta il mancato coinvolgimento. La Calabria reale si sforza di stare al passo con la sfida ultramoderna mentre il ff discetta di cucina tradizionale
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Non c’è solo una apparente calma piatta, nelle operazioni con cui la Regione si prepara a completare il Piano calabrese per il recovery fund, ma si allunga la schiera di quanti vorrebbero compartecipare alle scelte e non ci riescono. Dopo la denuncia dell’Anci e dei sindacati confederali, che hanno lamentato il mancato coinvolgimento nel lavoro che deve essere completato entro fine mese, anche Legambiente ha preparato il suo “Piano per la ripresa e resilienza” ma, spiega la presidente regionale Anna Parretta, «nessuno alla Cittadella ha chiesto collaborazione, sebbene uno degli obiettivi, quello della transizione ecologica, sia fortemente connesso alle opere per le quali chiedere i finanziamenti».
Ma c’è anche un impatto con una terminologia nuova, nell’incrocio con i fondi straordinari che la Calabria sta per proporre al governo Draghi. «La resilienza – sostiene Vittorio Scerbo, sindaco di Marcellinara e componente del Direttivo Anci – può valorizzare le piccole comunità specie quelle capaci di sperimentare». Resistenza e rivoluzione, termini che si incrociano in una società come quella calabrese che, nel suo complesso, sembra adeguarsi alla sfida, che è anche culturale, nel modo cioè di amministrare e pianificare.
Anche il mondo agricolo ha fatto di necessità virtù, allestendo – tramite i Consorzi di bonifica - un ampio parco progetti per trasformare le dighe da eterne incompiute, a pentagramma della Calabria post assistenzialismo.
«Gli interventi che noi proponiamo – spiega Rocco Leonetti, presidente dell’Anbi – perseguono sia l’obiettivo della transizione ecologica che quella digitale. Si tratta cioè di automatizzare gli impianti, e da qui procedere con una grande riconversione occupazionale e l’abbattimento dei costi che gravano sugli associati».
La Calabria reale si sforza ma se si naviga sul sito internet della Regione si scopre che non c’è traccia recente né di comunicati stampa dedicati all’appuntamento fatidico né di incontri convocati per decidere all’insegna della compartecipazione.
Il tempo stringe per fare bella figura con Draghi e, tutti, specie dopo l’ultima distrazione social di Nino Spirlì, sperano che a Germaneto se ne siano accorti.
Il video social nel quale il presidente facente funzioni, a fronte della domanda di un cittadino che gli chiedeva conto dei bandi per le imprese - ha preferito informarsi sulle pietanze cucinate per cena dando notizia di essere atteso da “stoccafisso e pomodori” – non è che l’ultimo esempio del rischio crescente di una separazione tra istituzioni e calabria reale. Chi temeva che il revovery diventasse libro dei sogni ultramoderni, magari non credendo più di tanto nella possibilità di finanziare progetti ambiziosi, ora fa i conti con il metodo di Spirlì cha sa di libro sulla cucina della Calabria più tradizionale: “pipi e patati”, of course.