VIDEO | Tra questi c'è anche Patrizia, 35enne affetta da disabilità intellettiva grave che ama esprimere le sue emozioni attraverso i colori
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Patrizia ha 35 anni. E’ nata senza la tiroide e questo le ha provocato un ritardo mentale grave. E’ una ragazza sorridente e molto dolce. Vive con il papà Mario a Pietragrande di Montauro, nel soveratese. Sono rimasti da soli dopo la morte della mamma avvenuta 15 anni fa. «Quando è nata era una bambina come le altre – racconta Mario -. Poi abbiamo notato che c’era qualcosa che non andava. Ci avevano detto che si sarebbe ripresa ma non è stato così».
In attesa di una sede
Patrizia parla il tedesco, lingua madre della sua mamma, capisce l’italiano e ha una grande passione per il disegno e i colori. E’ attraverso la sua creatività che esprime le sue emozioni. Ed è un hobby che vorrebbe poter coltivare insieme ai tanti ragazzi speciali che, come lei, fanno parte dell’associazione Famiglie Disabili, nata ad agosto 2017 ma ancora senza una sede nonostante i continui appelli da parte della presidente Maddalena Basile: «L’associazione è stata fondata il 7 agosto 2017 con l’intento di creare un centro diurno con annesso un “dopo di noi”. Nonostante le continue richieste fatte a Regione, Comuni, all’allora assessore regionale Federica Roccisano, al sindaco di Soverato Ernesto Alecci, al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, ancora oggi non abbiamo una sede».
La vicinanza dell'Afadi
Ad aver accolto momentaneamente l’appello di queste famiglie è stata un’altra associazione che da circa 30 è presente sul territorio, l’Afadi di Soverato, Associazione Famiglie Disabili, presieduta da Antonio Corasaniti. «L'associazione aveva bisogno di una sede legale. Siccome la nostra è aperta a tutti e noi siamo abituati a lavorare in rete con le associazioni del comprensorio, ho ritenuto opportuno dare la possibilità a questa nuova realtà di avere una sede legale dove cominciare a svolgere le attività» ha spiegato il presidente.
L'appello ai sindaci
Che sia Soverato, Davoli, Montepaone non conta, quello che conta è poter offrire a circa 20 ragazzi e alle loro famiglie la possibilità di migliorare la qualità della loro vita. «Rinnovo il mio appello a tutti i sindaci del comprensorio – ha rimarcato la Basile – a loro chiedo se ci possono dare una mano, una sede legale affinchè i nostri ragazzi svolgano le loro attività e non rimangano segregati nelle loro case. Perché si sa che un ragazzo disabile si deve muovere attraverso dei progetti che gli diano abilità cognitive, fisiche, motorie e che è importante che vengano inseriti in un contesto territoriale».