VIDEO | Dopo la pressione dei sindacati, il terminalista corre ai ripari. Firmata una convenzione con un laboratorio privato, per uno screening di massa
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Una cinquantina di lavoratori del terminal container a più riprese contagiati, comunque nessun focolaio interno al porto, e però l’azienda Mct corre ai ripari e paga per effettuare tamponi a tappeto. Che saranno somministrati su base volontaria, e fuori dall’orario di lavoro, per non intralciare le attività di un organico che supera le 1200 unità. Questo che si annuncia come il più imponente screening aziendale in Calabria, è frutto anche di un sistema pubblico andato in tilt.
«L’Asp – accusa Domenico Macrì, segretario regionale del sindacato Or.sa Porti - benchè invitata alle riunioni della Commissione igiene e sanità, convocate dall’Autorità portuale su nostra sollecitazione, non si è presentata». Ma anche l’Autorità portuale, in una delle lettere inviate per convocare l’organismo, aveva sottolineato di aver chiesto inutilmente «alla Regione un tamponamento a tappeto». Che non c’è stato, visto che l’azienda ha dovuto firmare una convenzione con un noto istituto clinico privato di Reggio Calabria, i cui operatori sanitari interverranno tanto sotto il gazebo che nel frattempo verrà collocato all’interno del gate portuale, quanto nei locali del proprio laboratorio nel capoluogo.
«È tutto su base volontaria – apprezza Macrì – ma sono certo che tutti i lavoratori sentano il dovere morale di sottoporsi a questi screening che assolutamente non intralceranno più di tanto l’operatività del terminal». Si arriva a questa scelta finale, dopo che anche altre aziende della filiera del container – per uscire dal tunnel dei ritardi accumulati dalle strutture dell’Asp – si erano rivolte ai laboratori privati. «Non bisogna abbassare la guardia – conclude il sindacalista – e questo vale sia per la Medcenter che per l’Autorità portuale».