Il 13 dicembre scorso, per il lavoratore Ferdinando Caruso, è “l’ora delle decisioni irrevocabili” nel suo ruolo di componente del comitato portuale di Gioia Tauro, che comunica di lasciare attraverso una mail certificata inviata al commissario Andrea Agostinelli; lo stesso giorno, per il sindacalista Daniele Caratozzolo chiamato a sostituirlo nella carica, è quello invece di una nomina assai… revocata.

 

Per il primo le porte dell’organismo si chiudono, per l’altro si spalancano ma – stando alla lettura di due decreti firmati dal Capitano di vascello che guida l’ente gioiese – l’ingresso del subentrante nel parlamentino che rappresenta aziende e sindacati, si porta dietro non pochi interrogativi.

 

Il nuovo entrato Caratozzolo, nominato il giorno dopo, in realtà dallo stesso organismo era uscito la settimana prima – si legge nel primo dei due atti che compendiano questo iter assai controverso – “in conseguenza della sopravvenuta perdita dello status di lavoratore portuale”.


Il sindacalista del Sul, finito sotto la mannaia dei 377 licenziamenti decisi da Mct l’estate prima, aveva visto sfumare la possibilità di continuare a sedere nel Comitato – posto che aveva ottenuto in seguito a delle elezioni – proprio a favore di Caruso, primo dei non eletti, a cui aveva dovuto cedere lo scranno.

 

Il decreto di Agostinelli che revoca Caratozzolo e nomina Caruso è del 6 dicembre; quello che sostituisce Caruso con lo stesso Caratozzolo porta la data del 14 dicembre: solo che tra il primo e il secondo provvedimento nessuna situazione lavorativa era cambiata, il sindacalista senza lavoro era prima e senza lavoro era dopo.

 

Un curioso dietrofront che premia il rappresentante dei lavoratori, senza lavoro, in un organismo che – benchè commissariato da due anni dal ministro Graziano Del Rio – si sta producendo nella delicatissima rivisitazione della concessione con cui Mct gestisce il porto. Il ripensamento di Agostinelli, sul posto che Caratozzolo deve avere nel Comitato, darà al sindacalista la possibilità di rappresentare i lavoratori e dialogare ancora con chi l’ha licenziato.

 

Nell’ultimo decreto non viene citato alcun documento sopraggiunto che giustifichi il semaforo verde riacceso per il “sostituto del sostituto”; nessuno scorrimento dell'elenco dei non eletti è stato fatto, per rimpiazzare Caruso che aveva rinunciato, e non resta che chiedersi: la rappresentanza nel porto di Gioia Tauro si decide all’impronta?         

 

Agostino Pantano