Tra le migliaia di carte del progetto della società Ponte sullo Stretto di Messina, manca ad oggi un’analisi specifica di quante, quali siano e che natura abbiano le faglie che circondano il fazzoletto di mare che divide Calabria e Sicilia. Lo rileva la commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale del ministero dell’Ambiente nel suo parere al progetto definitivo dell’opera.

Il gruppo di esperti impone, prima dell’approvazione del progetto esecutivo, uno studio approfondito che includa, oltre a “rilevamenti geologici e geomorfologici” e “indagini geofisiche, sismologiche e paleosismologiche”, anche la caratterizzazione delle faglie, in particolare di quelle “capaci e ritenibili ancora attive”, si legge in una delle 62 prescrizioni del documento.

Nel parere si ricorda che nella zona di costruzione del Ponte, la banca dati ITHACA dell’Ispra individua 24 faglie «attive e capaci»: vuol dire che si muovono, e provocano fratture e dislocazioni del terreno. Ma, in un curioso cortocircuito di informazioni, finora «gli studi sperimentali sin qui condotti sul sito e i risultati delle attività di ricerca disponibili non consentono di definire in modo certo se tali faglie siano da considerare attive e potenzialmente capaci», aggiunge la commissione Via.

Non solo. La società Ponte sullo Stretto S.p.A., si legge nel parere, ritiene che la faglia che ha causato il terremoto del 1908 – che raggiunse la magnitudo 7,1 della scala Richter – sia “cieca”, cioè presente solo in profondità. L’azienda, di conseguenza, considera «improbabile la presenza di altre faglie attive in grado di causare rotture superficiali».

Ma i dati satellitari del programma Copernicus di Agenzia spaziale europea e Commissione europea sulla faglia che provocò il devastante terremoto del 1908, hanno rilevato un ritmo di abbassamento e sollevamento del terreno dell’entroterra calabrese di 1,5 millimetri l’anno, proprio a Cannitello, dove dovrebbe sorgere il pilastro del ponte. Per quanto profonda, la faglia pare più capace del previsto.

La società Stretto di Messina rassicura che «i dati recenti indicano che il rischio di terremoti, come quello del 1908, è stimato a un tempo di ricorrenza millenario», ma non è stata riportata alcuna spiegazione di questa previsione.

La Commissione rileva poi l’assenza di microzonazione, ossia di una mappatura capillare della pericolosità sismica del territorio, fondamentale per valutare «la stabilità e la sicurezza strutturale» in caso di terremoti e consentire «una progettazione più informata e sicura». Come evidenzia lo stesso gruppo di esperti, la microzonazione è stata avviata, ma non conclusa: «sarebbe opportuna la conclusione delle altre due fasi», conclude il gruppo di esperti del Ministero.