Il messaggio del vicepremier: posti di lavoro in Calabria e Sicilia «ma il valore aggiunto finirà alle ditte lombarde». Webuild a Milano e l’acciaio a Brescia: gli ingranaggi economici della mega opera sono tutti settentrionali
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Sarà il vento della campagna elettorale o forse la crisi della sua leadership in un Nord che inizia a contestarlo, fatto sta che Matteo Salvini nell’intervista concessa ai “Cinque Minuti” di Bruno Vespa ha finalmente detto a chi conviene il Ponte sullo Stretto. Più che altro ha completato un ragionamento fino a ieri incentrato sui grandi vantaggi per Calabria e Sicilia, sui miliardi di investimenti infrastrutturali nelle due regioni, sui 120mila posti di lavoro (cifra contestata da più parti) nei cantieri che andranno avanti fino al 2032. Tutti punti che il ministro elenca anche davanti alle telecamere della Rai. Con un’aggiunta finora inedita: «La regione dove le aziende avranno più valore aggiunto sarà la Lombardia, perché il Ponte veramente unisce nel nome del lavoro e dello sviluppo tutta Italia da Nord a Sud».
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I posti di lavoro al Sud, i guadagni più importanti al Nord: messaggio che sembra tagliato su misura per i colonnelli leghisti che considerano il ministro troppo concentrato sul Meridione.
Ponte sullo Stretto, gli ingranaggi economici sono al Nord
La pianificazione di investimenti per miliardi di euro investe Calabria e Sicilia (Salvini trova anche il modo di scusarsi con i cittadini per i cantieri sull’A2 e sulla Statale 106) ma il «valore aggiunto» sarà tutto o quasi per le ditte lombarde.
Al leader del Carroccio non si può dare torto: gli ingranaggi della mega opera sferragliano da Roma in su. Webuild – il colosso europeo che ha incorporato Salini e Impregilo, capo cordata del consorzio che dovrà occuparsi della realizzazione del Ponte – ha trovato casa nel 2021 a Rozzano, nel centro direzionale Milanofiori. È in Lombardia il cuore economico di un affare che ha diramazioni a Roma (base del Gruppo Sorgente) e in Emilia Romagna (c’è la Cmc, Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna).
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La profezia di Perna sul ponte e il distretto degli acciai di Brescia
Tonino Perna, docente di Sociologia economica all’Università di Messina ed ex vicesindaco di Reggio Calabria, si è chiesto tempo fa quali siano le forze che spingono per la realizzazione del Ponte. In un’analisi pubblicata sul Manifesto parte dal presupposto che sia difficile considerare green un’opera che «tanto calcestruzzo e ferro, quanto ce ne vorrebbe per costruire ex novo una città di 700 mila abitanti» e poi si chiede quali siano gli interessi che spingono per la sua realizzazione. «La risposta è nel distretto degli acciai speciali di Brescia (che secondo le stime di Confindustria vale 8 miliardi di euro, ndr), nel business delle grandi imprese italiane delle costruzioni, nelle macchine di movimento terra. Una domanda aggiuntiva per alcuni settori industriali del Nord Italia dove la Lega ha una buona parte del suo elettorato. Investire al Sud per creare domanda aggiuntiva al Nord». La riflessione di Perna risale a circa un anno fa. Le parole di Salvini a “Cinque Minuti” sembrano una conferma.