Un'altra categoria in protesta dopo quella degli agricoltori. Provenienti da tutta la costa tirrenica calabrese, si sono ritrovati a Vibo Marina. L'appello davanti alle telecamere di LaC: «Comprate da noi o il settore morirà»
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Dalla terra al mare, e viceversa, con un denominatore comune: il rischio povertà. Pescatori e agricoltori calabresi sono sul piede di guerra. E la guerra si preannuncia intensa. «Non siamo pirati», tuona un pescatore 20enne dagli schermi di LaC, a Dentro la Notizia. E aggiunge: «Comprate i nostri prodotti, altrimenti il settore morirà». Un appello che, nel doppio collegamento in presa diretta tra Vibo Marina e Roma fa presa sul mondo degli agricoltori che continuano imperterriti a presidiare la via Nomentana promettendo di non interrompere la mobilitazione sino a quando il governo non fornirà loro le risposte attese. E così, nel format condotto da Pier Paolo Cambareri, grazie al contributo delle inviate Cristina Iannuzzi in Calabria e Giusy Criscuolo a Roma, la voce di chi lavora e rischia di diventare povero diventa una sola.
A dare il via alla mobilitazione, stavolta, sono stati i pescatori della fascia tirrenica calabrese, partendo da Cetraro e a scendere a sud. Il punto di ritrovo Vibo Marina, che sta a metà strada. Quasi un centinaio tra armatori e dipendenti in protesta dalle prime ore della mattina, nonostante il mare piatto e le condizioni ideali per uscire in battuta. Battuta di pesca che rischia di non diventare più conveniente. Un armatore infatti dice, quasi laconico: «La singola uscita, tra carburante ed esche, ci costa 1800 euro. Poi il pescato resta invenduto, a vantaggio di prodotti a basso costo importati dall’estero». Ecco dove sta il problema: costi altissimi e ricavi bassi. E le colpe sono riconducibili alle restrizioni europee e ai al governo nazionale, dicono. Esattamente gli stessi punti toccati in queste settimane dagli agricoltori.
Nel corso della puntata, voci da Roma (anche calabresi) e da Vibo Marina. Poi, il punto di contatto con la fascia ionica: intervistato da Matteo Lauria, il presidente della principale cooperativa esistente nel Sud, quella di Corigliano Rossano, ha spiegato la scelta di molti pescherecci di restare in banchina come forma di solidarietà e condivisione della protesta. Insomma, una battaglia comune che trova proprio in Calabria la spinta emotiva e ideale per tentare di coinvolgere la politica e le istituzioni su problemi concreti. Agricoltura e pesca rappresentano, infatti, due facce della stessa medaglia e vivono gli stessi problemi e le stesse potenzialità: sono custodi di identità, tradizioni e cultura da tutelare, difendere e proteggere.
Puoi rivedere la puntata odierna di Dentro la Notizia su LaC Play.