Problemi di sicurezza sul lavoro, mai nessun tampone nonostante vi sia un fabbricato dell’Asp apposito, scelte discrezionali e discriminanti, sovraccarico nell’orario di lavoro, e impossibilità a tenere riunioni sindacali. Ciò che raccontano i due operai scartati dal rinnovo del contratto di un’azienda che ha assunto alcuni lavori in sub-appalto per le fondamenta del nuovo ospedale della Sibaritide ha dell’inverisimile.

Si tratta di due carpentieri, di 55 e 50 anni, padri di famiglia, con figli a carico. Il primo sposato, moglie in cassa integrazione e quattro figli, l’altro pentito di essersi licenziato da una impresa locale per un lavoro nel cantiere dell’ospedale. E ora il precedente datore di lavoro non ha più intenzione di riassumerlo. Al danno la beffa. «I lavoratori che vanno a genio al capocantiere restano, chi no va a casa. Ci sono operai di serie A e operai di serie B», è uno stralcio di una dichiarazione resa dai lavoratori che da questa mattina sono davanti ai cancelli.

Limitata persino l’azione sindacale: «Qui non ne vogliono sindacato perché dà fastidio. Avevamo convocato un’assemblea disertata dai lavoratori stessi perché intimoriti». Denuncia forte che riproduce una realtà fuori dal tempo e dalla storia. I lavoratori si appellano alle istituzioni, al sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi affinché si adoperi nell’interesse della città e dei suoi concittadini: «Qui ci sono 80 lavoratori e solo 11 sono di Corigliano-Rossano. E il resto? Se non lavoriamo non possiamo neanche pagare le tasse!». Altra denuncia è il dato secondo cui da oltre due mesi non siano stati processati dei tamponi in un cantiere con ospita lavoratori che provengono da più parti della Calabria e da fuori regione:«C’è un prefabbricato destinato all’Asp ma non si è mai visto nessuno». Per martedì prossimo è programmato un nuovo presidio.