Prossimo l’avvio dei lavori di cantierizzazione per la realizzazione del nuovo ospedale della Sibaritide ed è già polemica, non nuova per la verità. Qualche avvisaglia vi era già stata nei mesi scorsi e riguarda l’assorbimento delle maestranze. Secondo quanto trapela la D’Agostino, società di costruzione concessionaria, pare accarezzi l’idea del cottimo e ciò apre all’ipotesi di maestranze provenienti da altri parti del territorio, trascurando la manodopera locale. Già 30 le maestranze occupate esterne, qualche unità espressione locale. Su questo versante, le organizzazioni sindacali sono sul piede di guerra. E già domani è previsto un primo presidio davanti ai cantieri del nuovo ospedale della Sibaritide in contrada Insiti. A dare vita alla forte iniziativa di mobilitazione è il coordinatore della Uil Corigliano-Rossano Luciano Campilongo, che chiede la riaffermazione di un piano occupazionale che anteponga in via esclusiva l’assunzione di maestranze locali, tenuto conto della grave disoccupazione imperante che vive il territorio.

Coinvolta l'autorità prefettizia 

D’altronde lo Stato, nella Sibaritide, ha arretrato su tutto, ha dismesso sedi giudiziarie, Asl, comunità montane, sottodimensionato uffici e servizi, l’unica possibilità d’impiego è nel privato o in opere pubbliche in via di realizzazione come nel caso dell’ospedale, della tratta Roseto-Sibari (statale 106) e, si auspica, della centrale Enel in via di smantellamento senza che nessuno sappia granché. Il 3 novembre 2020 vi è stato il passaggio di consegna dei lavori e, in quella occasione, è stata posta la questione del piano occupazionale tra chi optava per le assunzioni dirette e chi invece predilige la soluzione del centro per l’impiego. Nel frattempo la Cgil chiedeva lumi circa il reclutamento di curriculum presentati alla società di costruzioni e di cui non si aveva esito alcuno. E ora spunta l’amara sorpresa del cottimo. Coinvolta anche l’autorità prefettizia al fine di affrontare la vertenza sul piano del confronto prima che il tutto si trasformi in tensione sociale.