In arrivo la nuova riforma degli uffici territoriali previdenziali. L’Inps, infatti, ha deciso di sfoltire (e non di poco) la fitta rete delle agenzie provinciali e sub provinciali sparse nel Paese. Un taglio drastico che farà registrare, ancora una volta, l’ulteriore depauperamento di servizi in diverse zone che già da tempo lottano contro la spoliazione di diritti. E la Calabria, che parte già da un livello sottodimensionato nel rapporto territorio/servizi, rischia l’ennesima grande sforbiciata. Tutto in nome di quella benedetta spending-review che da quasi un decennio sta stringendo così tanto la cinghia dei calabresi, tanto da aver ormai strozzato la vita. Popolazione residente oltre i 60mila abitanti; oltre 10 unità lavorative assegnate e tasso di ipercopertura (rapporto utenti e popolazion, inferiore al 60%): sono i tre parametri che giustificano la presenza di un’agenzia sul territorio in base alla determina presidenziale 52/2018 che ha modificato la precedente (la 333/2011). La difformità di almeno due dei tre parametri farà scattare la chiusura dei presidi.

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La “previdenza telematica” e l’abbandono dei territorio

Il ridimensionamento di INPS parte da un principio di fondo che è il massiccio ricorso alla telematica per numerosi servizi. Con i vecchi parametri, per esempio, il minimo di popolazione residente era di 28mila abitanti, ora invece è lievitato a 60mila.

Entro il 15 ottobre le relazioni sulle agenzie “inadempienti”

Il presidente nazionale di INPS, Tito Boeri, in una recente circolare, ha chiesto ai direttori regionali e di coordinamento metropolitano di presentare, entro il 15 ottobre, una relazione sulle agenzie che non soddisfano i nuovi parametri e che – dunque – vanno chiuse o trasformate in semplici punti Inps.

Chi rischia in Calabria?

Da Castrovillari a Paola, passando per Cirò e Soverato, finendo a Tropea e Locri, sono una quindicina le sedi territoriali Inps calabresi a rischiare la chiusura degli uffici. Anche in territori dove l’istituto previdenziale ha, da sempre, rappresentato un presidio per l’emersione dal lavoro nero e per i lavoratori stagionali. Tutto, o quasi sarà accentrato nelle sedi provinciali.

Salve le sedi di Lamezia e Corigliano-Rossano

Isole felici del taglio netto dovrebbero, a questo punto, risultare Lamezia Terme ed il nuovo Comune di Corigliano-Rossano che, grazie proprio al numero di abitanti residenti, e alla mole di lavoro prodotta dagli uffici dovrebbero vedere salve le loro agenzie.

Per Corigliano-Rossano, in realtà, si tratterebbe di una novità assoluta. In verità, si tratterebbe di una vera e propria inversione di tendenza rispetto al recente passato, condito di tantissime chiusure e altrettanti ridimensionamenti. Si pensi alla soppressione dello storico Tribunale di Rossano o alla chiusura dell’Azienda sanitaria locale N.3 e ai tantissimi uffici pubblici che fino a poco più di un decennio fa trovavano dimora nelle due città della SIbaritide. Dicevamo, un’inversione di tendenza, dovuta al processo di fusione di Corigliano e Rossano che hanno dato vita ad una nuova città di 80mila abitanti. E dunque che ha reso immune il territorio della Sibaritide dall’ennesimo taglio.

Il Coraggio di Cambiare: «Il primo passo verso la rivendicazione totale dei diritti sottratti»

In questo contesto esultano i fusionisti. Quelli che da tempo predicano che l’unione delle due Città dell’alto Jonio calabrese avrebbe portato una nuova primavera sulla Calabria del Nord Est. «Un’ottima notizia – scrivono in una nota i componenti del direttivo cittadino di Corigliano-Rossano del Coraggio di Cambiare l’Italia, movimento che fa capo all’ex consigliere regionale Giuseppe Graziano - che da speranza al futuro della nuova Città e al suo hinterland». La vicenda Inps sembra legata a doppio filo al processo di fusione. «Evitammo – ricordano quelli del CCI - grazie soprattutto all’intervento dell’allora Segretario questore del Consiglio regionale e leader nazionale del nostro movimento presso la presidenza generale dell’Istituto, la chiusura del centro medico della sede di Rossano e da lì la definitiva soppressione del presidio… Oggi, nel momento in cui Corigliano-Rossano è diventata un’unica grande realtà urbana e sociale, la terza più grande della Calabria, e l’evoluzione della fusione ha bisogno di positive conferme per guardare con ottimismo al futuro, giunge la notizia che la nostra Città gode di tutti i presupposti per continuare a mantenere vivo uno degli uffici più importanti del territorio». Si fa festa e si “affilano le armi” per «la rivendicazione totale dei diritti sottratti. Affinché – ci scommette il CCI - Corigliano-Rossano sia sede di un Tribunale e di un’Azienda sanitaria locale».