Questa forse è la volta buona. Dopo oltre 10 anni, durante i quali l’ex stabilimento di Italcementi a Vibo Marina, dismesso nel 2012, è stato animato solo da improbabili ipotesi di riconversione, ora qualcosa si muove davvero.

«Quello che realizzeremo a Vibo Marina non è solo un grande progetto che consentirà di recuperare un sito industriale dismesso e abbandonato da 10 anni, è qualcosa di molto più ambizioso: la creazione di uno stabilimento modello, unico nel suo genere, che una volta a regime sarà meta di imprenditori e manager del settore, ingegneri, ricercatori e studenti universitari da ogni parte del mondo». Così Oliviero Lanzani, amministratore unico della MetalsReborn, azienda del Gruppo Engitec Technologies Spa, ha introdotto l’incontro per la presentazione alla stampa dell’iniziativa imprenditoriale che prevede la realizzazione, in gran parte dell’area un tempo occupata dal cementificio, di una fabbrica all’avanguardia per la produzione di zinco, ferro-lega e altre materie prime ricavate dalla trasformazione dei sottoprodotti delle acciaierie. 

«Al momento - ha continuato Lanzani - soltanto il 20 per cento dei sottoprodotti delle acciaierie è recuperabile, mentre il resto finisce in discarica con alti costi di smaltimento. Con il nostro metodo basato sull’elettrolisi, invece, il 100 per 100 dei sottoprodotti delle acciaierie che giungeranno nello stabilimento di Vibo Marina verrà trasformato in lingotti di zinco, ferro-lega, lana minerale per l’isolamento termico e sali misti, gli stessi usati, ad esempio, per la manutenzione delle strade quando nevica. Nuova vita, dunque, per un materiale che, con le attuali tecniche, non viene riciclato e impatta sull’ambiente».

Trentasei mesi per realizzare l’impianto e un investimento complessivo di 73 milioni di euro, con un impatto occupazionale di circa 200 lavoratori, di cui 95 assunti direttamente dalla MetalsReborn - tra ingegneri, tecnici altamente specializzati e operai comuni – e un altro centinaio nell’indotto strettamente legato al processo produttivo. 

All’incontro con i giornalisti, oltre a Lanzani, hanno preso parte il presidente di Confindustria Vibo, Rocco Colacchio, l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Calabria, Rosario Varì, l’advisor legale del progetto, Francesco Manduca, e l’advisor economico Gaetano De Pasquale. Presenti anche il sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo, e numerosi altri rappresentanti istituzionali e politici. 

Ad impreziosire il progetto ci sarà la contestuale realizzazione di un Laboratorio di ricerca e sviluppo che imbastirà rapporti di collaborazione con le università di tutto il mondo, a cominciare da quelle calabresi. «L’obiettivo della Engitec Technologies, prima finanziatrice del progetto - ha spiegato Lanzani - non è meramente economico. L’intenzione è di costruire uno stabilimento che diventi una vetrina mondiale per l’innovativo processo produttivo denominato Ezinex di cui detiene il brevetto». 

Un aspetto, questo, sottolineato anche dall’assessore regionale: «Non conta solo l’impatto occupazionale, ma anche l’impegno di grandi aziende come questa di contribuire alla crescita della capacità formativa del territorio. Anche così si incrementa l’attrattività verso nuovi investimenti e si contrasta efficacemente la fuga di cervelli, consentendo ai nostri giovani di restare in Calabria».

Anche in termini di salvaguardia ambientale, il manager della MetalsReborn promette massimo rigore: «Quello che realizzeremo sarà un impianto con impatto ambientale pressoché nullo, senza produzione di scorie né alcun tipo di immissione nell’ambiente. Un impianto idrometallurgico che non utilizzerà combustibili fossili, ma solo energia elettrica per alimentare i processi che consentiranno di recuperare i metalli utili». 

Grande forza attrattiva ha espresso la vicinanza al porto. I sottoprodotti delle acciaierie, infatti, giungeranno principalmente via mare, sfruttando la vicinanza del porto, stivata in speciali container sigillati dai quali sarà immessa direttamente nell’impianto di trasformazione. 

Concetti rimarcati e approfonditi dall’advisor legale, Francesco Manduca. «Non siamo di fronte a una semplice ipotesi d’investimento o a fumose intenzioni destinate puntualmente a diradarsi come accaduto in passato - ha rimarcato l’avvocato vibonese -. Siamo invece dinnanzi a un progetto estremamente concreto e ormai nella fase operativa. Quella che ora sta prendendo forma è una svolta reale, che consentirà di apportare grandi benefici economici, sociali e culturali, rivitalizzando il territorio di Vibo Marina che non si è mai completamente ripreso dalle conseguenze della chiusura del cementificio».

Dal canto suo, l’assessore Varì ha sottolineato anche l’approccio utilizzato dal management dell’azienda: «Avete saputo coinvolgere tutti gli enti interessanti: il Comune, la Regione, il commissario Zes, fino alla Prefettura, passaggio questo fondamentale che rivela un metodo ottimale». 

Infine, il sindaco Limardo ha rimarcato che «l’avvio di questa iniziativa imprenditoriale è stata resa possibile anche per l'attività di riclassificazione dell'area da un punto di vista urbanistico, che ha consentito il passaggio dalla zona R4 a zona edificatoria grazie all'intervento di questa Amministrazione, che ha molto lavorato con l'Autorità di bacino perché ciò potesse essere reso possibile».