Un presidio di lavoratori ex Lsu/Lpu sta protestando questa mattina sotto la sede della Regione per chiedere l'aumento delle ore di lavoro e il versamento dei contributi per le attività svolte in favore delle pubbliche amministrazioni. 

Si tratta di una vertenza storica, che riguarda circa 4mila lavoratori in Calabria. Assunti con contratti di progetto dal ministero, dalla Regione e dai Comuni alla fine degli anni Novanta. Nel 2014 vengono stabilizzati all'interno delle pubbliche amministrazioni ma con orari di lavoro variabile: a 18 o a 24 ore. Molti stanno andando in pensione ma senza versamento dei contributi percepiscono importi irrisori.

In particolare, non sono stati versati nelle annualità in cui lavoravano a progetto (quindi dal 1998 fino al 2014), quando sono stati assunti dai Comuni in riferimento alle ore lavorate. Ancora oggi ci sono lavoratori di 61 anni che svolgono 21 ore nelle amministrazioni comunali e che non potranno accedere alla pensione. In piazza sono scesi al fianco del sindacato Usb ma presenti anche molti amministratori locali che hanno al servizio i lavoratori. Presente anche il sindaco di Serra San Bruno.

La rabbia degli Lsu/Lpu: «Siamo lavoratori in nero al servizio dello Stato»

«Speriamo di poter oggi incontrare il governatore» ha chiarito Aurelio Monti, esponente dell’Usb. «Le rivendicazioni sono due: abbiamo ancora lavoratori che lavorano a 24 ore nei Comuni dopo 30 anni di precariato riteniamo che non sia più opportuno mantenere questi orari. Inoltre, stiamo notando che man mano che vanno in pensione purtroppo percepiscono una pensione da fame perché a noi mancano 20 anni di contributi, quelli relativi alle mansioni svolte da ex Lsu/Lpu».

«Abbiamo lavoratori che prendono appena 400 euro di pensione dopo aver lavorato 25, 30 anni nella pubblica amministrazione. È semplicemente una vergogna, io credo che il governatore deve ascoltarci. Ci sono lavoratori che si trovano in cattive condizioni sia sui posti di lavoro sia quelli che sono andati in pensione» ha continuato il sindacalista.

«Noi siamo lavoratori in nero al servizio dello Stato» ha ribadito Giuseppe Brancati, dipendente del Comune di Oppido Mamertina. «Oggi questi enti si reggono a livello di servizi sia interni che esterni grazie a questi lavoratori. Ad esempio, un ufficio protocollo, anagrafe, stato civile non può mandare avanti i servizi con lavoratori a 24 ore, chi a 18. Oppure i servizi esterni: manutenzione, viabilità, verde pubblico. Sono servizi che ormai vengono svolti solo da questi lavoratori. Io temo la pensione, che sarà sicuramente da fame».