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Il bando pubblico parla chiaro, il curriculum di Cinzia Nava no. Almeno per il momento. E così, la nomina della commercialista a capo dell’agenzia che si occuperà dei portuali licenziati a Gioia Tauro si porta dietro altri interrogativi. Come se non bastavano quelli sollevati dai sindacati, da ultimo il Sul – che attende che il ministero dei Trasporti chiarisca se il nuovo ente si farà carico anche dei contributi previdenziali dei lavoratorivisto che formalmente non assumerà i 377 addetti disoccupati– si scopre oggi che anche intorno alla procedura selettiva voluta dall’Autorità portuale non mancherebbero i dubbi.
Mancano informazioni precise
L’avviso pubblico con cui l’amministrazione del porto aveva avviato la selezione per la nomina della Nava esplicitava dei requisiti professionali che, per il momento, non sono riscontrabili nella procedura consultabile sul sito internet dell’Autorità. Non si trova infatti il curriculum dell’amministratore unico nominato il 21 luglio scorso, da qui – in attesa che l’Agenzia stessa chiarisca le competenze possedute dal suo vertice e la sua mission operativa – l’esigenza di rastrellare le poche informazioni pubblicate per capire se Nava si limiterà a gestire una mera “lista di collocamento”, oppure è in grado di diventare – così come chiedono i lavoratori - un vero e proprio manager capace di creare occasioni di impiego.
Al porto con l'autocertificazione
A dire il vero neanche il bando è d’aiuto, avendo chiesto a chi partecipava alla selezione di presentare semplicemente «una autodichiarazione di possedere qualificata e comprovata esperienza professionale in materia di amministrazione di aziende». Dunque i tre candidati le cui domande sono state valutate il 21 luglio, e tra questi il futuro amministratore dell’Agenzia, dovevano dimostrare di conoscere i meccanismi dell’amministrazione societaria, rimandando al proprio curriculum la conferma di «aver ricoperto senza demerito – si legge ancora nel bando – l’incarico di organo amministrativo in società di capitali; di curatore, di commissario giudiziale e di commissario liquidatore nelle procedure concorsuali, giudiziarie e amministrative, e nelle procedure di amministrazione straordinaria, nonché aver ricoperto l’incarico di ausiliario del giudice, di amministratore e di liquidatore nelle procedure giudiziali».
Tutte mansioni che certamente la Nava potrebbe aver ricoperto in passato, ma che a oggi – nell’unico curriculum rintracciato sulla rete internet, che risale al 24 marzo scorso, quando ancora non era in piedi alcuna selezione all’Autorità portuale – non è possibile analizzare.
L’associazione c'è, la società no
Nella biografia disponibile si legge infatti tra le altre cose dichiarate dalla commercialista reggina, che pochi mesi prima era diventata presidente della commissione regionale per le Pari Opportunità – che la stessa è stata «amministratrice dell’associazione onlus “la bottega del sorriso”», nonché «amministratore giudiziario». Manca in questo documento il riferimento preciso all’indispensabile esperienza a capo di «società di capitali» che il bando dell’Autorità portuale pretendeva con chiarezza, visto che la Nava non appunta il nome delle aziende che ha gestito conto dei Tribunali.
Manager o curatore fallimentale
L’Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale, questa l’esatta denominazione dell’ente, è una Srl finanziata per 3 anni – con circa 40milioni che il ministero si è impegnato a investire.
Si dovrà confrontare con giganti del calibro di Medcenter, la società che ha licenziato i lavoratori e che potrebbe richiamarligiornalmente se dovesse averne bisogno, e inoltre con una vasta gamma di istituzioni e operatori che hanno preso impegni per attivare nuove imprese che potrebbero chiamare i lavoratori dalla lista gestita dall’Agenzia.
L’offerta matematica
Ecco perché non è indifferente sapere se il piglio dell’amministratore unico, scelto in base ad calcolo di una media aritmetica delle tre offerte economiche presentate da altrettanti professionisti, sarà quello del consumato manager oppure del “notaio senza scopo di lucro”. E la documentazione resa pubblica, per il momento, non aiuta. Anzi, addensa nuovi interrogativi su un soggetto pubblico che il governo ha formato per la prima volta.