L’istituzione di una Procura nazionale speciale che si occupi in maniera esclusiva degli incidenti sul lavoro è una delle proposte discusse nel corso della tavola rotonda Sicurezza e legalità, organizzata a Rende dall’associazione Sicurezza Lavoratori Calabria - SLC, il soggetto che annovera le tre sigle sindacali di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Al dibattito, incentrato in particolare sul settore dell’edilizia, sono intervenuti tra gli altri, il vicepresidente di Ance Calabria Giuseppe Galiano, il magistrato Emilio Sirianni, il direttore regionale di Inail Calabria Fabio lo Faro, il segretario generale della Uil Santo Biondo.

Innovazione che renderebbe giustizia

A rilanciare l’idea della Procura speciale è stata la presidente di SLC Mariaelena Senese. Aprendo i lavori ha ribadito la necessità per la magistratura inquirente di avvalersi di esperti e di figure specializzate nei procedimenti di indagine condotti per risalire alle cause ed alle responsabilità delle morti bianche: «Per questo serve un nucleo specificatamente formato ed impiegato in questo segmento. Questa innovazione consentirebbe di fornire una risposta più tempestiva ed efficace nel perseguimento di quello che noi consideriamo come un vero e proprio omicidio, e di rendere giustizia ai familiari delle vittime».

Mariaelena Senese poi ha chiesto l’esclusione dagli appalti pubblici per quelle imprese inadempienti sotto il profilo del rispetto delle norme per la sicurezza sul lavoro: «Siamo ancora in attesa di un decreto attuativo della legge istitutiva della patente a punti datata 2008. e poi serve incrementare le norme sulla qualificazione delle aziende. Pensate che ancora oggi - ricorda – chiunque può diventare imprenditore edile. Basta rivolgersi alla Camera di Commercio e nel giro di un paio d’ore si ottiene l’autorizzazione ad operare. Invece chi vuole avviarsi in questo settore dovrebbe seguire una specifica formazione».

Populismo penale

Secondo il magistrato Emilio Sirianni, l’istituzione di una Procura speciale sarebbe «un grave cedimento a ciò che è stato giustamente definito populismo penale. Ci si illude – ha detto - di risolvere problemi incancreniti da decenni come quello delle morti sul lavoro stabilendo nuovi reati, aggravando le pene, istituendo organi giurisdizionali speciali. Il mondo del lavoro non è paragonabile a quello delle organizzazioni criminali: parliamo di un comparto estremamente complesso e scomposto le cui criticità vanno invece affrontate in sede locale e con competenze che abbiano una adeguata conoscenza del territorio. Istituire una Procura nazionale sarebbe quindi solo un intervento demagogico. Quando si arriva nelle aule dei tribunali – ha poi sottolineato Emilio Sirianni – è già troppo tardi. La strada maestra quindi è quella della prevenzione. Servono investimenti per incrementare i controlli perché riforme di questa portata non si fanno a costo zero. Bisogna aumentare in maniera geometrica il numero degli ispettori del lavoro, non frantumare le competenze anzi, creare sinergie e nuove professionalità per intervenire prima che gli infortuni accadano, prima che l’esposizione ad agenti nocivi sviluppi malattie, prima che la gente muoia».

Quello della sicurezza sui luoghi di lavoro è uno degli allarmi generalizzati su tutto il territorio nazionale. «Per questo – ha affermato il direttore regionale Inail Fabio Lo Faro - consapevoli degli elevati livelli di rischiosità a cui sono esposte le lavorazioni dell’edilizia, siamo impegnati in diversi interventi promozionali e informativi sulla prevenzione poiché riteniamo che l’azione culturale, l’informazione diffusa, capillare e continua, sia tra i principali mezzi di contrasto al fenomeno. A questa azione di sensibilizzazione si affiancano – ha continuato il direttore regionale Inail - la premialità ed i finanziamenti riconosciuti alle imprese che investono nel miglioramento degli assetti aziendali in direzione di un lavoro più sicuro. Tra riduzione dei premi assicurativi e bandi Isi, la Calabria quest’anno ha erogato quasi un milione e mezzo di euro. Tuttavia – ha concluso Lo Faro - la lotta contro gli infortuni sul lavoro non può essere vinta senza un tessuto sociale integro, rispettoso delle norme, di disposizioni che anche capillarmente indicano strategie di prevenzione».