Lsu-lpu, i sindacati sul piede di guerra: «Notizie allarmanti. Manca una strategia»

Intanto Cgil, Uil e Cisl annunciano la mobilitazione di tutti i lavoratori: «Per il Governo, mera situazione burocratica e contabile»

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19 ottobre 2018
12:08

«Le notizie che giungono da Roma sulla situazione dei lavoratori ex Lsu ed Lpu calabresi sono allarmanti. Ancora non è emersa, nell'interlocuzione tra governo e Regione Calabria, una reale strategia tesa ad affrontare e risolvere definitivamente la stabilizzazione degli ex lsu lpu calabresi, anzi dobbiamo registrare sostanziali passi indietro rispetto alle conquiste degli ultimi anni di lotte». E' quanto sostengono Cgil Nidil e UilTemp Calabria, con una nota a firma dei rispettivi segretari, Antonio Cimino e Gianvincenzo Benito Petrassi.

«Riduzione negli stanziamenti»

Il tutto a poche settimane della prossima scadenza contrattuale del 31 dicembre «data in cui si concluderà anche il quarto anno di contrattualizzazione per quasi tutti i lavoratori impegnati nei comuni ed enti pubblici calabresi. Intanto – aggiungono - a livello nazionale si registra la preoccupante e pesante riduzione degli stanziamenti che finora erano sempre stati assicurati nella misura di 50 milioni di euro per il 2019 si fermano a circa soli 22 milioni, venendo a mancare 28 milioni di euro, indispensabili per poter procedere al rinnovo dei contratti ed all'avvio del percorso di stabilizzazione. Ma soprattutto - sottolineano - dal punto di vista normativo, mancano le indispensabili deroghe necessarie che possano consentire ai comuni ed agli enti utilizzatori di andare oltre le restrizioni imposte in tema di spesa del personale ed ai fabbisogni assunzionali, legati a rigidi parametri che non tengono in debita considerazione la realtà locale calabrese e l'apporto che gli ex lsu-lpu hanno garantito in questi anni».


 

Il destino di 4.600 famiglie calabresi

 Secondo le sigle sindacali, nel trattare il destino di oltre 4.600 famiglie calabresi, occorrerebbe rinsaldare un fronte comune che coinvolga Regione, organizzazioni sindacali e Anci della Calabria per giungere al raggiungimento di un obiettivo comune: la storicizzazione dei 50 milioni di euro ministeriali e le deroghe normative che consentirebbero di mettere la parola fine ad oltre 20 anni di sfruttamento e vergognosa precarietà. «Mentre invece rispetto a Lsu-Lpu il Ministero ha messo a disposizione semplicemente i residui delle precedenti annualità per un totale di circa 290 milioni di euro da utilizzare per soli 4 anni, fra tutte le regioni interessate per sostenere esclusivamente la stabilizzazione dei soli Lsu aprendo una incomprensibile distinzione con gli Lpu, nonostante la parificazione fra le due categorie sia ormai datata da oltre un decennio».

«L’incertezza in cui vivono i lavoratori»

 I due sindacalisti aggiungono: «La firma della convenzione da parte della Regione Calabria, che riteniamo politicamente sbagliata, riporta indietro nel tempo la vertenza, e risucchia nel limbo della incertezza i lavoratori Lsu- Lpu , assimilando la loro situazione a quella delle altre Regioni, laddove i lavoratori non sono mai stati contrattualizzati e sono ancora in regime di utilizzo e di sussidio. La firma della convenzione nei termini e con i limiti che comporta: i fondi ministeriali possono essere utilizzati esclusivamente se finalizzati alla stabilizzazione, scaricando la questione sui soli comuni, rischia di vanificare quanto di buono era stato fatto finora dalla Regione che, su esplicita richiesta delle organizzazioni sindacali, aveva messo a diposizione 38 milioni annui per la contrattualizzazione. Appare chiaro come invece il governo riduca la situazione degli Lsu e Lpu calabresi ad una mera vicenda burocratica e contabile, perdendo di vista l'ampiezza del problema e degli strumenti che occorre mettere in campo per la stabilizzazione».

Le esigenze di lavoro in Calabria

Le esigenze della Calabria, specialmente sul tema del lavoro, sono tante, «ma occorre avere al volontà politica di dare finalmente soluzione alla vertenza Lsu-Lpu. Cosa di cui non troviamo al momento traccia nelle intenzioni del Governo regionale e nazionale. Pertanto, nell' annunciare lo stato di agitazione dei lavoratori, ribadiamo la pressante richiesta alla Regione di presentarci con immediatezza la sua proposta di stabilizzazione e di mobilita' territoriale dei lavoratori (annunciata dal Presidente della Giunta regionale lo scorso anno dopo la manifestazione del 16 di novembre) ed il percorso legislativo Regionale per i lavoratori che eventualmente non dovessero trovare soluzione negli enti di attuale appartenenza».

 

«È finito il tempo dei rinvii»

«E' finito - affermano ancora i due sindacalisti - il tempo degli annunci e dei rinvii, occorrono le assunzioni di responsabilità da parte della Regione e del Governo: servono proposte e soluzioni concrete da mettere in atto subito. L'allarme lanciato dal Presidente dell'Anci Calabria, ci trova assolutamente d'accordo, ma occorre che la stessa Anci si confermi parte attiva nella vertenza, e ci aspettiamo con fiducia che formalizzi la disponibilità ad affiancare le Organizzazioni sindacali nelle rivendicazioni verso Governo e Regione». I due sindacati, in coerenza - scrivono - con le valutazioni unitarie di Cgil, Cisl e Uil della Calabria, espresse all'indomani dell'incontro con la Regione, assolutamente deludente, sul Piano per il Lavoro, Nidil Cgil e UIL Temp, preannunciano, stante la perdurante assenza di proposte e soluzioni concrete, la mobilitazione di tutti i lavoratori ex Lsu-Lpu, già nelle prime settimane di novembre.  

 

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