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L’italcementi di Castrovillari, azienda simbolo del Pollino, come la Fiat Mirafiori a Torino, dopo la chiusura dello stabilimento di Vibo nel 2012, rischia dal primo febbraio prossimo, un ridimensionamento dell’organico. Dei novanta operai assunti solo venticinque continuerebbero a lavorare. L’impianto della multinazionale, sorto negli anni settanta tra i comuni di Castrovillari e Frascineto, ha attraversato due anni difficili, tra stati di agitazione dei suoi dipendenti e trattative infinite per salvare il salvabile.
Nel corso dell’incontro tecnico di ieri a Roma, tra sindacati nazionali e regionali, il cementificio di Castrovillari era rappresentato da Antonio Di Franco, segretario comprensoriale Fillea. "L’incontro è arrivato dopo alcune “verifiche tecniche” sui decreti attuativi del Jobs Act, i quali mettono – dice Antonio Di Franco al Quotidiano del Sud- in serio pericolo gli attuali livelli occupazionali. Nel corso delle verifiche sono state individuate due strade". La prima, quella ben vista dai sindacati, è quella indicata dall’articolo 42, terzo comma, del Jobs Act, che prevede la possibilità di dare continuità alle casse integrazioni già esistenti prima del Jobs Act. La seconda strada, indicata dalla società ma che non piece per nulla ai sindacti, riguarda la “cassa integrazione per riduzione totale o parziale delle attività”. Secondo questa proposta, il cementificio, insieme a Salerno e Sarche, diverrebbe solo centro di macinazione con un organico ridotto all’osso. Se così fosse, se il cemento andasse via dalla Calabria, si aprirebbe una pagina nera per il sistema produttivo regionale.
Rossana Muraca