È una delle parole che più spaventa, da un po’ di tempo a questa parte: inflazione. Prezzi che salgono, potere d’acquisto che scende, cittadini preoccupati. Ma se a destare le ansie maggiori è la scalata dei costi dei beni di prima necessità, la situazione è generalizzata e nessun settore può dirsi al riparo. E infatti tra quelli che accusano il colpo, soprattutto in questo che è il periodo delle vacanze per eccellenza, c’è anche il turismo

Aumentano i prezzi di aerei, alberghi e servizi e in Italia la stangata risulta più pesante che in Paesi come Francia, Grecia e Spagna. Per il 2023 si stima che la dinamica dei prezzi nel turismo registri una variazione tendenziale in aumento dell’8,9% rispetto all’anno precedente con un differenziale rispetto all’inflazione generale di +3,3 punti percentuali e un impatto sulla spesa turistica pari a 3.868 miliardi di euro. A mostrarlo è l'indagine di Demoskopika sul "caro estate". 

Non si salva nessuno

Non si salva nessuna regione, ma 5 sono quelle più colpite dai rincari: Lazio (+9,5%) con un impatto sulla spesa turistica pari a 362 milioni di euro, Lombardia (+9,2%) con un impatto pari 389 milioni di euro, Toscana e Molise (9,1%) con impatto rispettivamente pari a 595 milioni di euro e a 5 milioni di euro e Campania (9%) con un impatto pari a 234 milioni di euro.

Ai posti più bassi della classifica Valle d'Aosta (+7,9%) con un impatto pari 20 milioni di euro, Trentino Alto Adige (+8%) con un impatto pari a 197 milioni di euro, Basilicata (+8,2%) con un impatto pari a 20 milioni di euro, Marche (+8,3%) con un impatto pari a 79 milioni di euro e Abruzzo (+8,4%) con un impatto pari a 51 milioni di euro.

La Calabria si colloca nel mezzo, con un’inflazione turistica dell’8,7% – a fronte di rincari generali del 5,1% – con un impatto sulla spesa di oltre 88 milioni di euro.

I parametri

A essere presi in considerazione sono i servizi di trasporto, i servizi ricreativi e culturali, i pacchetti vacanza, i servizi ricettivi e di ristorazione. Il periodo a cui si riferisce la stima dell’impatto dell’inflazione sulla spesa turistica è giugno-settembre 2023.

Alcune di queste voci pesano di più rispetto ad altre: in testa, per inflazione tendenziale al giugno del 2023 rispetto allo stesso mese dello scorso anno, il trasporto aereo (+23,5%), i pacchetti vacanza (+17,7%) e i servizi di alloggio (+12,8%) all’interno dei quali risalta il dato degli alberghi con un incremento dei prezzi tendenziali pari al 14,6%.

I prezzi dei voli nazionali, con il 28,9%, crescono in modo più sostenuto rispetto ai voli internazionali (+21,9%). Stessa dinamica per i pacchetti vacanza nazionali che con +18,4% superano di +15,8 punti percentuali i pacchetti internazionali (+2,6%).

Si aggiungono, con rincari più contenuti ma comunque significativi, i servizi di ristorazione (+6,3%), con in testa fast food (8,2%), pizzerie (+6,5%) e gelaterie (+6,2%).

I settori più critici in Italia

In Italia l’inflazione turistica registra un punteggio percentuale maggiore rispetto ai tradizionali concorrenti europei: Francia, Grecia e Spagna. A trainare il dato verso l’alto sono in particolare le voci di spesa incluse nei servizi di trasporto, con un +9,9% rispetto a un incremento molto meno consistente della stessa voce per Francia (+6%) e Grecia (+1,4%) mentre la Spagna riporta addirittura un’importante flessione (-16,1%).

Percentuali significative anche per i prezzi dei servizi ricettivi e della ristorazione (+7,5%), con un differenziale di +1,9 punti percentuali rispetto alla Francia (+5,6%), di +1,8 rispetto alla Grecia (+5,7%) e di +1,5 rispetto alla Spagna (+6%).

Fanno eccezione i servizi ricreativi e culturali (musei, parchi divertimento, eventi ecc.) con l’Italia che registra un incremento del 3,6%, superiore alla Grecia (+3,3%) ma minore rispetto a Francia (+4,8%) e Spagna (+4%).

«Ripercussioni della frenesia post pandemica»

«Stiamo assistendo, quasi inermi – ha dichiarato il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – alle evidenti ripercussioni della frenesia post pandemica caratterizzata da un’impennata dei prezzi del trasporto aereo, dal caro energia, della crescita dei listini dei carburanti e da “prenotazioni incontrollate” che hanno provocato un aumento generalizzato dei prezzi nel comparto turistico. E al danno si aggiunge la beffa poiché la spirale inflazionistica riguarda principalmente i voli domestici e i pacchetti turistici nazionali».

«L’appeal del made in Italy – conclude Rio – va tutelata a partire dal mercato autoctono che rappresenta, bene non dimenticarlo, la metà del successo turistico del Belpaese. Fronteggiare le criticità a muso duro, dunque, per non sprecare l’opportunità di una forte ripresa dei flussi turistici nel nostro Paese».