L’analisi del pm Falcone: «Incapacità di trovare alternative e ci si accontenta di lavorare». Il procuratore Curcio: «Lo sfruttamento è una prassi largamente diffusa e poco attenzionata»
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Lavoro e tutela penale, questo il tema del seminario che si è svolto questa mattina nell’ambito del corso di diritto del lavoro all’università Magna Graecia di Catanzaro.
A riportare ai ragazzi esempi della propria esperienza sul campo, il procuratore di Lamezia Terme Salvatore Curcio e il suo sostituto Giuseppe Falcone.
I magistrati hanno raccontato l’esperienza di contrasto allo sfruttamento del lavoro maturata sul territorio di Lamezia Terme.
L’azione penale, hanno spiegato, è l’azione ultima alla quale arrivare per reprime il fenomeno.
Falcone: «Nessuno sviluppo senza rispetto della dignità dei lavoratori»
«Non ci può essere sviluppo senza rispetto della dignità del lavoratore perché una mercificazione del lavoratore comporta poi uno svilimento della dignità della persona», ha spiegato il sostituto procuratore Giuseppe Falcone. Il tessuto produttivo dovrebbe «svilupparsi in maniera armoniosa con i principi costituzionali» ma necessaria è anche una riflessione da parte dei consumatori che «chiedono sempre prodotti a prezzi più vantaggiosi senza porsi il problema di cosa c’è dietro questo prezzo particolarmente vantaggioso». Lo spaccato su Lamezia Terme, poi, sul quale lavora il magistrato è, dice Falcone, «uno spaccato dell’Italia al cubo. Molto peggio rispetto a tante altre parti d’Italia, in considerazione anche del tessuto imprenditoriale ma soprattutto delle incapacità da parte dei lavoratori di trovare alternative rispetto a situazioni di sfruttamento anche gravi. Tendenzialmente ci si accontenta di lavorare. Ecco, questo, forse, è l’aspetto principale in tutto il Sud Italia che a Lamezia è particolarmente evidente: Un lavoro di cui ci si accontenta anche quando va oltre la soglia della sopportabilità».
Chi denuncia? «Piccoli accenni che fanno ben sperare»
Qualcuno, però, ogni tanto denuncia: «Mi ha molto stupito – dice Falcone – da quando ho preso le funzioni di sostituto procuratore a Lamezia Terme, che ci sono stati degli sparutissimi casi di lavoratori che di propria iniziativa avanzavano una richiesta di giustizia. Negli ultimi anni, grazie alla diffusione di notizie relative a queste indagini su Lamezia hanno portato molti altri lavoratori ad avere più consapevolezza della situazione in cui si trovavano e la possibilità di avere giustizia». Da considerare il fatto, però, «che il processo penale non è un processo a tutela delle persone offese ma repressivo nei confronti dei responsabili». La possibilità di avere giustizia si sta facendo largo lentamente. «La strada, naturalmente, è ancora molto, molto lunga – dice Falcone –. Ma ci sono degli accenni che mi fanno ben sperare».
Curcio: «Non solo attività repressiva»
Secondo il procuratore Curcio lo sfruttamento della manodopera è una prassi «largamente diffusa e in questo ultimo ventennio poco attenzionata. Vi basti pensare che sulla fattispecie penale di cui all’articolo 603 bis del codice penale (sfruttamento del lavoro, ndr) sono inesistenti gli arresti giurisprudenziali di legittimità». Sullo sfruttamento del lavoro, dice il procuratore, «si è andato a scandagliare un ambito che ci ha visto collaborare anche con altri Uffici di procura proprio per la novità della materia».
Il problema investe dei profili della vita umana «come quelli etici. E qui mi riferisco sia alle associazioni di categoria, e quindi agli organi di rappresentanza dei datori di lavoro». Anche il procuratore Curcio si sofferma sul tema dell’etica dei consumi: «È un problema variegato che bisogna affrontare sinergicamente, non tanto e non solo con l’attività repressiva ma coinvolgendo tutti quegli apparati istituzionali, quelle forze sane del Paese in grado di interloquire efficacemente tra di loro e di creare l’humus ideale per arrivare alla soluzione del problema».
Viscomi: «In Calabria il problema è un tessuto economico molto fragile»
Importante è anche – come ha detto il professore Antonio Viscomi, organizzatore del seminario – è la partecipazione di tutti gli enti politici e sociali per evitare che lo sfruttamento diventi la regola.
Innanzitutto il diritto del lavoro «non si può studiare solo sui manuali. Il diritto del lavoro è la vita». Di problemi connessi al lavoro se ne sente parlare tutti i giorni: «Sfruttamento, mobbing, stalking, omicidi sul lavoro».
La tutela penale del lavoratore, secondo il docente, «è l’extrema ratio. Il problema è che noi abbiamo un tessuto economico molto fragile e nella fragilità del tessuto economico le fragilità del lavoratore rischiano di esser esaltate». Per quanto riguarda gli strumenti di tutela dei lavoratori, dice Viscomi, «forse vanno migliorati gli strumenti di tutela collettiva e individuale. Quando si arriva al momento penale vuol dire che le cose stanno funzionando male. Lì dovremmo farci tutti un esame di coscienza: le autorità amministrative, quelle politiche, quelle sindacali, quelle delle organizzazioni di categoria che dovrebbero controllare i propri aderenti. E anche, in minima parte, le agenzie educative come l’Università».