VIDEO | Nella sede del Centro Sperimentale Dimostrativo di Lamezia Terme un focus per parlare del prodotto base della nostra alimentazione, tra recupero e valorizzazione
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Il grano come fonte di benessere e salute, antico come la storia dell'uomo, sempre al centro delle economie dei territori. Protagonista indiscusso delle nostre tavole, viene consumato ogni giorno in tutte le sue forme, dal chicco alle farine, e trasformato in pasta, pane, biscotti, pizze e via dicendo. Vive una vita circolare, il grano, che nelle sue mille evoluzioni attraverso i secoli, oggi è tornato alle origini.
Il recupero dei grani antichi della Calabria
La produzione di massa ha fatto sì che molte varietà di grano venissero trasformate dall’industria in favore di una maggiore velocità di approvvigionamento e di utilizzo. Per fortuna, alcuni dei più nutrienti grani antichi non sono andati del tutto perduti. Al contrario, da qualche anno sono tornati alla ribalta grazie al lavoro di produttori più “nostalgici”.
Arsac, attraverso un seminario divulgativo dedicato, ha puntato i riflettori su alcuni grani calabresi che rappresentano un tesoro prezioso da preservare e incentivare. Dal grano “Rosia” nel vibonese, presentato grazie alle testimonianze dell’agronomo Antonino Greco e del presidente dell’Associazione Contadini di Maierato Vincenzo Griffo, al grano “Secria” di Pellegrina di Bagnara su cui si è soffermato Gianluca Maisano, coordinatore dell’Associazione “Cittadinanza Attiva Pellegrina”, che ha parlato di un prodotto che per le sue caratteristiche – con una spiga più scura che bionda – consentirebbe un salto in avanti sulla qualità del pane locale.
Prodotti (sia il “Secria” che il “Rosia”) dalle straordinarie proprietà organolettiche, frumenti che non presentano alcuna delle modifiche genetiche che hanno toccato invece gran parte delle colture. Grani antichi dal sapore più intenso e aromatico rispetto ai quelli moderni e dal basso contenuto di glutine.
Il seminario divulgativo e il progetto Agrobiocal
I lavori, moderati dal direttore del Csd Arsac di Lamezia, Luigia Iuliano, hanno visto alternarsi numerosi professionisti del settore. Giovanni Preìti, docente dell'Università “Mediterranea” di Reggio Calabria) si è soffermato sugli aspetti tecnologici e qualitativi dei frumenti antichi calabresi; la parola è passata poi a Fabio Petrillo, divulgatore agricolo responsabile agrobiodiversità ARSAC, che ha relazionato in particolare sull’attuazione delle comunità del cibo nell’ambito del Progetto “Agrobiocal”, volto alla realizzazione di azioni destinate alla tutela ed alla valorizzazione della Biodiversità di interesse agricolo e alimentare, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 10 della legge n. 194 del 1 dicembre 2015 del MiPAAF.
“Seminiamo il futuro” è stato invece il claim dell’intervento di Silvano Molfese, divulgatore agricolo Arsac. Non solo pane: il seminario ha rappresentato la giusta occasione per riscoprire anche un altro prodotto d’eccellenza del territorio calabrese, l’aglio di Papaglionti (Zungri), recuperato e “sponsorizzato” da Franca Crudo, presidente dell'associazione Asfalantea. Ha concluso i lavori Francesca Palumbo, dirigente del Settore Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria.