È un vero e proprio grido d’allarme quello lanciato da Pino Aprile: «I fondi destinati al Sud potrebbero prendere la via del Nord». Un pericolo che il meridionalista non accetta e denuncia con forza ai nostri microfoni: «È un segnale criminale, il segnale che nell’ambito ministeriale esiste una vera e propria banda che ha uno scopo fisso: sottrarre soldi al Sud e portarli al Nord».

 

Il campanello è scattato per via di una bozza del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ridiscute le risorse del Fondo sviluppo e coesione e la quota del 34% di investimenti pubblici destinati alle Regioni del Mezzogiorno.

 

Nell’ottica di una ripartenza dell’economia affossata dall’emergenza sanitaria, «l’idea che è venuta alla Banda Bassotti – ironizza Aprile – è di prendere i fondi al Mezzogiorno, in pratica quello che succede da un secolo e mezzo. Come se il Sud, avendo avuto meno morti del Nord, può morire di fame così andiamo in pari», incalza il giornalista.

 

Cifre a nove zeri per le quali Aprile non si dà pace: «Stiamo parlando di decine di miliardi per zone che hanno un’emigrazione giovanile mostruosa. Per fortuna – spiega – c’è stata una vera e propria levata di scudi, soprattutto del ministro per il Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano, che ha specificato di non essere al corrente della bozza e si è opposto fermamente al provvedimento».

 

Eppure è proprio dalle regioni meridionali che Pino Aprile e centinaia di accademici, imprenditori, giornalisti e gente comune, tra cui moltissimi calabresi, hanno chiesto di ripartire per rilanciare l’intero Paese dopo il lockdown sanitario, economico e sociale. E lo hanno fatto rivolgendosi direttamente al presidente del consiglio Conte con una lettera e una petizione su Change.org: «Ricominciamo da dove si può. Il Sud per una serie di ragioni come la scelta di chiudere i confini già dai primi contagi, ha retto meglio. Ripartiamo da qui: ci sono seicento opere pubbliche già finanziate e cantierate, basta solo sbloccarle. Ma si può fare molto anche nell’agroalimentare, così come nella farmaceutica e nell’informatica. Tutto questo, analizzato e affrontato con le dovute precauzioni, rappresenta il punto di partenza per l’Italia intera. Bisogna ripartire dal Sud», ha concluso Aprile.