Tornare a Milano da Reggio Calabria di domenica, dopo essere scesi per salutare la famiglia o, in questa stagione in particolare, per un fine settimana al mare: meglio viaggiare da Lamezia Terme, nonostante il costo del noleggio della macchina, oppure, nel caso di fine settimana di svago, meglio cambiare destinazione. Il biglietto diretto di solo ritorno può, infatti, arrivare costare oltre trecentocinquanta euro e con soli due orari. A meno di non voler trascorrere la domenica in aeroporto per attendere le coincidenze, o rientrare già a mezzogiorno, perdendo anche la mezza giornata di sole e sacrificando del tempo, la sola alternativa è quella delle 16:55.

Così, nonostante gli annunci e il cambio di management in Sacal, l’aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria, con il carico di incognite che ormai si trascina da tempo, si prepara all’imminente stagione estiva. Con il miraggio del volo Reggio Calabria – Torino targato Blue Air, programmato per l’estate, di fatto mai effettivamente attivato e adesso già ritrattato, al momento lo scalo è in grado di garantire ogni giorno solo un volo per Roma Fiumicino e due per Milano Linate, questi ultimi nei mesi scorsi anche piuttosto altalenanti. Targati Ita Airways, questi sono ancora gli unici voli diretti disponibili nello scalo reggino.

La compagnia di bandiera, infatti, resta l’unica a volare su Reggio Calabria e queste restano le uniche opzioni, a prezzi comunque tutt’altro che competitivi, da e per la punta dello Stivale, persino nella stagione estiva in cui la vocazione turistica dovrebbe orientare tutta la programmazione dei servizi. Un’offerta volativa minima che, per esempio, non consente, neppure con scaloalcun collegamento con l’aeroporto Marconi di Bologna.

Dopo la nota con la quale Metrocity, unitamente al Comune reggino, chiede una decisa inversione di tendenza della gestione dello scalo, si affretta Sacal a diffondere una nota a firma del neo amministratore unico Mario Franchini dove si ribadisce il massimo impegno profuso anche per lo scalo reggino, pure su deciso impulso del presidente Occhiuto, annunciando, già per i prossimi giorni, novità relativamente all’attivazione di nuove rotte. Si registrano altre buone intenzioni che si sommano alle altre che, però, non si sono finora tradotte in fatti.

Intanto Enac non risponde sullo stato dell’arte dei lavori di ammodernamento del Tito Minniti e sulla rimozione delle limitazioni che impongono l’obbligo di addestramento dei piloti per atterrare a Reggio. Su specifica nostra sollecitazione, risponde che «per il momento non rilascia dichiarazioni». Nulla si sa dunque circa le interlocuzioni annunciate anche in riva allo Stretto, per esempio dalla presidente della commissione Trasporti alla Camera Raffaella Paita, per venire a capo di questa situazione.

I fronti che restano aperti e senza risposte

Enac ha in capo il finanziamento dei 25 milioni di euro stanziati nel 2019 con il cosiddetto emendamento Cannizzaro. Sacal, ente attuatore dei progetti, lo scorso anno aveva più volte riferito di un alacre lavoro per l’avvio dei cantieri, di cui finora non c’è traccia, in vista dei lavori da completare entro il 2025, in forza di una convenzione siglata proprio con il Ministero nel 2020. Di quei nove progetti iniziali, qualcuno potrebbe essere, nel frattempo, venuto meno e avere liberato risorse per altri interventi più essenziali. Ma Enac non rilascia dichiarazioni su questo punto e neanche sullo studio redatto dalla società olandese To70 e commissionato da Sacal per perorare la causa di abbattimento delle restrizioni, che oggi impongono alle compagnie che intendano volare su Reggio l’obbligo di addestramento per l’equipaggio. Alla base delle restrizioni, una procedura di avvicinamento a vista alla pista 33, delle due presenti l’unica attiva dello scalo, per via di un segmento curvilineo nella sua parte finale. Esiti di straordinaria e decisiva importanza, proprio in forza di questo studio, erano stati annunciati l‘agosto scorso in occasione di una conferenza stampa presso lo scalo Tito MinnitiEsiti, purtroppo, ad oggi non ancora pervenuti. Inoltre era stato annunciato da Metrocity anche un finanziamento del Ministero per la costruzione di una nuova aerostazione, con tanto di variazione di bilancio deliberata a Palazzo Alvaro tra Natale e la fine del 2021.

Nel frattempo, mentre l’offerta volativa continua a languire, venti di privatizzazione hanno violentemente soffiato sulla compagine societaria che dal 2017 gestisce i tre scali calabresi di Crotone, Lamezia Terme e Reggio Calabria. Venti poi placatisi. Adesso la Sacal è tornata pubblica e il management è cambiato. Si auspicava una interlocuzione più distesa e fruttuosa anche con il Comune e la Città Metropolitana, che lo scorso anno avevano interrotto i rapporti con il presidente Giulio De Metrio, ritenendo la gestione di Sacal sfacciatamente Lamezia-centrica, nonostante Comune e Metrocity avessero sempre parlato di uno sviluppo più rivolto verso l’area dello Stretto e non, dunque, in competizione con lo scalo lametino. Frutto dell’attrito anche il mancato ingresso di Metrocity, nonostante le richieste di palazzo Alvaro in questo senso, nella compagine societaria di Sacal. Mancato ingresso che ha aperto anche la strada alla proposta (a oggi rimasta tale) di una società di gestione dell’Area dello Stretto, con la formula di una eventuale subconcessione.

Ci si aspettava molto da questo nuovo corso di gestione avviato in Sacal e anche dall’interlocuzione avviata con il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che lo scorso marzo aveva ricevuto i sindaci ff Paolo Brunetti e Carmelo Versace, l’assessore comunale Domenico Battaglia e il coordinatore della task force comunale, Salvatore Chindemi. Un’attesa finora non ricompensata dai risultati (assenti), ma segnata dall’annuncio odierno di nuove rotte. Di promesse, tuttavia ne sono state fatte tante anche prima di arrivare ai primi di giugno, con una stagione estiva ormai giunta e rispetto alla quale, al netto di altre buone intenzioni manifestate, quella forte spinta al rilancio sembra non essere più neppure auspicabile.