Come rileva Istat, nel 2023 si è registrato un +46,2% rispetto allo scorso anno. Un incremento in forte controtendenza rispetto all’andamento nazionale che è in flessione
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Tra i pochi comparti dell'export Made in Italy in cui la Calabria si è ritagliata uno spazio significativo c’è quello dei prodotti tessili. In un precedente servizio abbiamo già ricordato come nel 2023, secondo l’ultimo aggiornamento Istat, la Calabria abbia esportato nel suo complesso lo 0,14% del totale nazionale: 866 milioni di euro, in valore assoluto, contro 626,20 miliardi. Soltanto in quattro settori, tra quelli previsti dall’Istituto di statistica per fotografare lo stato delle esportazioni italiane, si è riusciti, in Calabria, ad allontanarsi dalla deprimente percentuale dello 0,14: prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca; prodotti alimentari, bevande e tabacco; prodotti tessili; sostanze e prodotti chimici. I prodotti tessili, peraltro, sono quelli che hanno registrato, tra i quattro comparti appena citati, la crescita più consistente rispetto al 2022: +46,2%, facendo balzare la percentuale complessiva dallo 0,5 allo 0,7.
Può essere utile, quindi, dare un’occhiata alla realtà nazionale dell’export dei prodotti tessili nel 2023, distinta per regione. In Italia i prodotti tessili si sono attestati all’1,7% del totale esportato, segnando però una flessione sul 2022 del 5,0%. Quindi Calabria in forte controtendenza rispetto all’andamento nazionale negativo e con la percentuale più alta di crescita fra tutte le venti regioni, seguita dal +27,1% della Sicilia, dal +19,7% dell’Umbria e dal +11,5% dell’Emilia Romagna. Nella classifica delle regioni la Calabria con il suo 0,7% del valore generale export Italia dei prodotti tessili si è attestata alla 14ma posizione, lasciandosi alle spalle “sorelle” anche più grandi per estensione territoriale e/o popolazione quali la Sicilia e la Sardegna. Si tenga inoltre presente che dal decimo al tredicesimo posto figurano le seguenti regioni con valori percentuali poco distanti da quello della Calabria: Umbria 1,2% (+19,7% rispetto al 2022); Marche 1,0% (-6,8% rispetto al 2022); Campania 0,9% (-3,3% rispetto al 2022); Puglia 0,8% (-2,3% rispetto al 2022). Se il trend di crescita dell’export dei Prodotti tessili calabresi dovesse confermarsi anche nei prossimi anni, a partire proprio dal 2024, ci si potrebbe aspettare il sorpasso delle poco distanti Umbria, Marche, Campania e Puglia, fino al punto da poter ambire al ruolo di “regina” del Sud.
Leader incontrastata nel comparto dei prodotti tessili esportati è la Lombardia (36,5%; -8,9% rispetto al 2022). Sul podio anche Piemonte (17,6%; +1,6% rispetto al 2022) e Toscana (15,0%; -9,0% rispetto al 2022). Percentuale a due cifre anche per il Veneto (11,8%; -6,1% rispetto al 2022). Sopra il 5%, dopo le regioni appena menzionate, solo l’Emilia Romagna (6,7%; +11,5% rispetto al 2022). Tra il 2% e lo 0,8%, in ordine di grandezza: Friuli Venezia Giulia (2%), Lazio (1,8%), Trentino Alto Adige (1,7%), Abruzzo (1,4%), Umbria (1,2%), Marche (1,0%), Campania (0,9%), Puglia (0,8%). Il calo percentuale maggiore si è registrato nel Lazio (-19,5%), seguito dalla Basilicata (-13,4%) e dalla Toscana (-9,0%).
La Calabria ha una grandissima tradizione di arte della tessitura. Basterebbe pensare alla mirabile lavorazione della seta con migliaia di telai a mano sparsi in tutta la regione tra il Cinquecento e il Settecento, fino alla crisi determinata dall’avvento del cotone industriale e della meccanizzazione dei processi produttivi. Si pensi ai Vancali di Tiriolo, o alla pregiatissima cultura manifatturiera tessile che si può ammirare, ad esempio, nel Museo diocesano di Catanzaro, tra damaschi, velluti e broccati. O si guardi, tra i numerosi esempi possibili, alla tradizione tessile di Longobucco, in provincia di Cosenza. Né si dimentichi l’abilità nella tessitura delle genti albanofone o dei valenti artigiani di Reggio Calabria. Un Museo della Seta può essere visitato a Mendicino (Cosenza).