Il fornitore leader al mondo della preziosa materia prima è la Turchia che garantisce il 75% della produzione globale contro il 15% dell'Italia. Un mercato in crescita e che ha grandi prospettive
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Quando si parla di filiere agroalimentari si immagina senz’altro di avere a che fare con attività economiche primarie che finiscono dritte dritte sulla nostra tavola, ma non sempre si pensa che le stesse generano componenti essenziali di miti del gusto. È il caso di specialità simbolo del Made in Italy, orgoglio della saper fare nazionale, quali la Nutella e il Kinder Bueno.
Sia sufficiente dare un’occhiata ai siti internet della Ferrero per comprendere come la filiera della nocciola (hezelnut in inglese) sia strategica per un gruppo che vende e produce in ogni angolo del pianeta. La “scelta” e la “tostatura” delle nocciole, che molti amano sgranocchiare anche perché fanno bene alla salute, sono un punto di riferimento assoluto per le ricette della Ferrero che attesta: «All’arrivo nei nostri stabilimenti, sottoponiamo le nocciole ai controlli di qualità per assicurarci che rispettino i nostri rigorosi standard. Lavoriamo e tostiamo noi stessi le nocciole per garantire massima qualità, freschezza e aroma, che valorizzino il gusto dei nostri prodotti».
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Il “mastro tostatore”, figura professionale che magari siamo abituati a valutare per il caffè, «definisce accuratamente i parametri del tostino, in funzione della provenienza, del tasso di umidità e delle dimensioni del frutto, in modo da valorizzarne la fragranza». E inoltre: «Tostiamo le nocciole in lotti dello stesso calibro per garantire migliore uniformità sensoriale e impiegare basse temperature e processi lenti. Ogni giorno gli esperti dei nostri laboratori effettuano prove specifiche per valutare l'aroma, il gusto e la consistenza delle nocciole in ogni fase del processo».
Dietro a un irresistibile cucchiaino di Nutella, aspetto sul quale solo pochi avranno riflettuto, c’è tantissima amorevole attenzione per le nocciole, un frutto di grande tradizione e pregio anche in Calabria. Ecco allora che questi due mondi si sono incontrati, si sono “piaciuti” e hanno avviato un importante percorso di filiera.
Se n’è parlato mercoledì scorso alla Cittadella regionale, presenti il presidente Occhiuto, gli assessori Gallo e Varì, Fulvia Caligiuri, commissaria Arsac, nonché numerosi tecnici ed imprenditori del settore agricolo. La relazione specifica è stata tenuta da Federico Laudazi, Head of Agribusiness Deployment Italia Ferrero Hezelnut Company. Ora si capirà perché abbiamo proposto, poche righe fa, la traduzione inglese di nocciole. I lavori li ho moderati io stesso. L’incontro è servito per ribadire il recente avvio di un fondamentale, direi addirittura strategico, rapporto di collaborazione fra Ferrero e agricoltori calabresi, per ora concentrati nella provincia di Cosenza.
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Il primo fornitore al mondo di nocciole è la Turchia, con 650mila tonnellate, pari al 75% della produzione mondiale. Segue l’Italia con 120mila tonnellate (15%). Le regioni del Belpaese che finora hanno garantito la gran parte di questa materia prima indispensabile per produrre Nutella e golosità Kinder sono Lazio, Campania e Piemonte. Da qualche tempo la Calabria ha impiantato nuovi noccioleti per diventare anch’essa fornitore di qualità della Ferrero nell’ambito di un apprezzabile rafforzamento del Made in Italy. Sinergie di questo tipo fanno bene a tutto il sistema Calabria perché consentono di lavorare a stretto contatto con gli standard produttivi e qualitativi, nonché di sicurezza alimentare e di rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, di aziende conosciute nei cinque continenti.
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Altri Paesi che alimentano i mercati delle nocciole sono gli Usa (4%) e la Spagna (3%), ma sono entrati in scena anche il Cile, l’Argentina, la Georgia e il Sud Africa. Ecco che la Calabria ha da giocarsi una carta significativa, anche perché ha condizioni pedoclimatiche favorevoli, in numerose aree dal Pollino allo Stretto, per questo tipo di coltivazione. L’Italia, prima nella Ue, attualmente impegna in noccioleti circa 70mila ettari così suddivisi, in termini percentuali, dal punto di vista del prodotto: Campania (40%), Lazio (33%), Piemonte (14%), Sicilia (10%), altre regioni (3%). La Calabria, a partire dal 2019, ha iniziato questa nuova sfida con circa 150 ettari. Si comprenderà che i margini di crescita sono notevoli.