Bastano cento milioni a cambiare il volto di tre città? Sicuramente aiutano, in particolar modo in questi periodi di vacche magre e di tagli ai trasferimenti statali: se infatti giorno dopo giorno i sindaci lamentano la mancanza di risorse, dall’altro ci sono soldi che sono lì fermi, già stanziati, che attendono solo di essere spesi. Purtroppo però, per un assurdo caso che si ripete sempre più spesso, i piani restano belle parole in Pdf, i progetti non vengono mai effettuati e i soldi restano chiusi nei cassetti.

È il caso, emblematico, di Agenda Urbana, il progetto di rafforzamento dei comuni di grandi e medie dimensioni inserito nel POR Calabria 2014-2020 e attenzionato sia dagli uffici regionali che dalla Commissione Europea durante l’ultimo Comitato di Sorveglianza. Tre grandi progetti per le città di Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro per un totale superiore a 100 milioni: secondo le stime più ottimistiche, entro la fine dell’anno si dovrebbero rendicontare poco più di 5 milioni.

Cosenza-Rende, un libro dei sogni da 500 pagine ma i progetti non sono mai partiti

Un budget di 33 milioni ed una previsione di spesa, a fine anno, che non arriva a due milioni. Il faraonico progetto dell’Agenda Urbana di Cosenza e Rende è attualmente alla fase del libro dei sogni: e pensare che, alla partenza, la stesura dei documenti programmatici faceva intuire una grande attenzione ed una volontà di integrazione il piano con le altre strategie già esistenti, per massimizzare i risultati e le ricadute sul territorio.

Il piano, finito di redigere a giugno del 2018, è un documento faraonico: 500 pagine che si dividono tra analisi dell’esistente e progettazione (con tanto di GANT e tabelle sull’attuazione) che disegnano una città totalmente diversa, un’area urbana integrata e con servizi in condivisione. Sono tante le opere che spiccano: è previsto ad esempio un importante Centro di Alta Formazione di Scienze Gastronomiche, che avrebbe dovuto vedere addirittura la luce nei primi mesi del 2021 e del quale non si è mai sentito nulla. Non solo alimentazione, però: spiccano progetti di mobilità integrata (che si innestano con progetti spariti come la metropolitana leggera Cosenza – Rende, ufficialmente rimossa dal POR 2014-2020 qualche mese fa), hub culturali e un avveniristico Ecosistema di Economia della Conoscenza, e poi ancora potenziamento dei servizi sociali, imprese, risparmio energetico.

Importante anche la parte relativa all’emergenza abitativa ed ai centri storici: il progetto parla di riqualificazione di edifici per creare alloggi, rigenerazione delle aree degradate attraverso cooperative di comunità, progetti di innovazione sociale e addirittura la nascita di un centro per l’autismo.

Di tutto questo, neanche a dirlo, non v’è nulla: anzi, circa un anno fa l’ente attuatore ha avviato delle procedure di selezione per assumere 14 consulenti per l’avvio dei progetti. Le graduatorie sono state pubblicate e approvate a marzo del 2021, ma in molti non hanno nemmeno firmato i contratti o lo hanno fatto solo nelle ultime settimane. Una bella gatta da pelare per il neo sindaco Caruso, che dovrà adesso muoversi velocemente con il collega di oltre Campagnano Manna per accelerare procedure e spese in una situazione di ritardo mostruosa.

Reggio Calabria, un budget da 40 milioni ma nessuna spesa ancora rendicontata

Se Sparta piange, Atene non ride: anzi, in questo caso, la Atene rappresentata da Reggio Calabria è in una valle di lacrime. Tra le tre grandi città quella amministrata da Falcomatà è quella che ha il budget più ampio, ma è quella che rischia più di tutte di dover subire riprogrammazioni o di addirittura dover mandare indietro delle risorse.

La strategia urbana per la città di Reggio Calabria è un documento molto più asciutto rispetto a quello cosentino, ma sono molto più asciutte anche le prospettive di spesa: entro la fine dell’anno, infatti, le previsioni parlano di una spesa pari a 500 mila euro, un’inezia rispetto ai 40 milioni messi a disposizione. Eppure il programma affronta alcune tra le emergenze più impellenti del territorio reggino: efficientamento energetico, riqualificazione dei quartieri a rischio, sostegni all’istruzione ed alle imprese. Anche qui, però, tutto tace: all’interno del Comune è stata creato un team con personale proveniente da più uffici, mentre un avviso di selezione non è andato a buon fine. Le risorse che si sono presentate non hanno raggiunto il punteggio minimo: nulla da fare. Se le migliori delle previsioni dovessero realizzarsi, il progetto arriverà a spendere 28 milioni: ne mancheranno più di dieci all’appello, che potrebbero essere riprogrammati.

Catanzaro avanti nella progettazione ma alcuni progetti rischiano di saltare

Tra i tre capoluoghi coinvolti, Catanzaro è quella con il miglior tasso di avanzamento del progetto e potrebbe chiudere il 2021 raggiungendo il 20% della spesa prevista per l’intero piano. L’impegno della città è stato sottolineato anche durante il Comitato di Sorveglianza, e le prime opere come i lavori di rifacimento di Palazzo Fazzari e le procedure di gara per i lavori del Teatro Masciari sono avviate, così come la messa in sicurezza di alcune aree di Palazzo de Nobili. Restano però delle incertezze su alcune opere presenti nel piano: l’intervento sulla scuola Mazzini potrebbe non chiudersi in tempo ed avere quindi la necessità di essere riprogrammato, così come tutti gli interventi sul centro storico (per un budget totale di 16 milioni) potrebbero non vedere la luce. Una rincorsa, in ogni caso, che parte qualche centinaio di metri più avanti rispetto agli altri comuni, che sono in una situazione di crisi decisamente più pesante.

Le colpe della Regione, tra errori di progettazione e ritardi nei trasferimenti delle risorse

Se in questa importante costola del POR Calabria grossa parte dei ritardi potrebbe essere attribuita agli enti comunali, la Regione ha però importanti responsabilità che hanno padri diversi: sicuramente, in fase di progettazione, non si è tenuto conto della debolezza amministrativa dei Comuni, che spesso non hanno le risorse necessarie dal punto di vista del personale per poter aggredire progetti di spesa così complessi in aggiunta alle procedure giornaliere già esistenti. Allo stesso tempo, come sottolineato nel Comitato di Sorveglianza, manca nel POR un asse specifico dedicato a questi progetti: questo ha causato una moltiplicazione enorme delle interlocuzioni, con diversi dipartimenti e responsabili coinvolti ed un baillamme di firme, persone da coinvolgere e passaggi istituzionali da fare.

Si sommano però, a questi, anche importantissimi ritardi nei trasferimenti delle risorse: i fondi per l’assistenza tecnica sono stati trasferiti soltanto nel 2020, dopo diversi anni dalla firma degli accordi e dei piani. Nei fatti, così ci sono solo 3 anni per poter realizzare attività che dovevano essere in realtà completate in un limite massimo di dieci anni, ovvero i sette anni più tre previsti dal POR. Una corsa in salita evitabile, insomma, e che deve servire da lezione: l’appello del presidente Occhiuto ai direttori generali delle scorse ore è chiaro, serve cambiare marcia. Non si manda più indietro nulla e chi sbaglia paga: Spirlì ha già pagato per i 200 milioni della sanità, ma sui POR e sul PNRR non saranno più ammessi errori.