VIDEO | Sono arrivati da tutta Italia al convegno organizzato dalla società Fidens con la collaborazione, tra gli altri, dell'Università della Calabria. L'ad Seminara: «Nessun rischio per i posti di lavoro, imprescindibile avere persone qualificate. Vogliamo creare opportunità per tenere qui i nostri ragazzi»
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
Due mondi che cambiano continuamente, che si incontrano e intraprendono un percorso di evoluzione comune. L’intelligenza artificiale non è più un futuro di là da venire come nei vecchi film che ci portavano in realtà ancora straordinarie e lontane nel tempo, ma un presente con cui fare da subito i conti. Le piccole e medie imprese non possono sottrarsi: se il terreno nel quale hanno radici si arricchisce di nuovi elementi, da quel terreno e da quegli elementi devono trarre il nutrimento per crescere. Crescere in connessione all’universo che le circonda, pena il rischio di rimanerne tagliate fuori.
Non si sottraggono le Pmi alle nuove sfide lanciate dalla tecnologia e non si sottrae la Calabria, che ormai da tempo, grazie soprattutto al lavoro di studio e ricerca dell’Unical, si è ritagliata un ruolo da protagonista nel campo dell’intelligenza artificiale. Ne è esempio, tra gli altri, Francesco Scarcello, docente nonché prorettore dell’ateneo di Arcavacata e scienziato di recente entrato nel gotha europeo dell’Ai. È stato lui ad aprire i lavori del convegno “La gestione dei flussi finanziari e dei crediti commerciali nell'era dell'AI. Scenari futuri, nuove metodologie, nuovi strumenti a supporto delle Pmi”. Organizzato dalla società Fidens Consulting, con la collaborazione proprio dell’Unical e di altre realtà calabresi e non – lo spin off universitario EVO-BI, la New Program, e la Sistemi di Torino – ha chiamato a raccolta all’hotel Domus di Rende i rappresentanti di società sparse in tutta Italia. «Questo è l’elemento più entusiasmante di oggi – commenta Giuseppe Seminara, amministratore delegato di Fidens –, vedere persone venute da Bologna, Reggio Emilia, Milano, Torino, Napoli riunite qui. Ed è bello vedere aziende che collaborano tra loro. Noi siamo stati gli organizzatori di questo convegno ma da subito abbiamo avuto il supporto pieno delle altre società che ci hanno affiancato».
Coordinati da lui stesso, al microfono si succedono Antonella Guzzo, docente dell’Unical; Pietro Pallone, ingegnere della New Program; Angelica Romeo della Fidens; Lorenzo Marchese della Sistemi Torino; Imma Straface di Evo-Bi.
È quest’ultima a spiegare ai nostri microfoni il senso del convegno: «La digitalizzazione è molto importante nelle piccole e medie imprese e oggi parliamo proprio di questo: di come l’intelligenza artificiale le supporta nel complesso sistema di gestione della tesoreria, del credito e del portafoglio clienti».
Si prospettano scenari futuri, ma c’è uno scenario già in essere, fatto di strumenti e metodologie già in campo. «Noi di Evo-Bi abbiamo ideato un prodotto che integra un nostro algoritmo di intelligenza artificiale – racconta Imma Straface – che permette di targetizzare i clienti per fasce di rischiosità e avere quindi una riprogrammazione delle scadenze indicando le date presunte di pagamento effettive, sulla base appunto della rischiosità del portafoglio crediti».
Ma quando si parla di intelligenza artificiale inevitabilmente ci si chiede quanto l’introduzione di una nuova tecnologia possa mettere in pericolo il lavoro umano. È giusto pensare che l’una possa soppiantare l’altro? «L’elemento umano rimane imprescindibile, anzi per utilizzare al meglio l’intelligenza artificiale ci vuole un piano di formazione adeguato di tutti i collaboratori aziendali – chiarisce Seminara –. Noi stiamo puntando molto sulle persone perché c’è bisogno di personale sempre più qualificato per ottenere il massimo dai nuovi strumenti. Sono sistemi non automatici, andranno solo a migliorare la qualità della vita e del lavoro».
E i relatori del convegno sono qui per spiegare come a una platea attenta che dimostra che il mondo della piccola e media impresa è pronto a misurarsi con il compito che gli si presenta davanti. Può e vuole farlo. Da nord a sud d’Italia, Calabria compresa. «Riuscire ad attrarre così tante realtà da fuori significa che finalmente anche gli altri vedono nella nostra una regione innovativa e che vuole fare rete», sottolinea l’ad di Fidens.
Una rete diffusa che per un giorno, dunque, ha il cuore che batte a Rende. Che in realtà è già polo d’attrazione e non per un giorno solo, grazie alla qualità del lavoro che qui si sta svolgendo su più fronti. Un lavoro nel presente ma svolto nell’ottica di un futuro che possa offrire ai figli di questa terra opportunità per restare, per crescere assieme a essa. Semi da piantare oggi e da nutrire per avere radici forti domani.
«Puntiamo a mantenere i nostri ragazzi in Calabria, questo è il nostro spirito – conclude Giuseppe Seminara –. Vogliamo che la nostra regione sia un attrattore per i giovani laureati e vogliamo che coloro che sono andati via ritornino, le possibilità ci sono».