Il segretario regionale Cuzzupi sugli scarsi collegamenti che condannano la regione ad un eterno immobilismo: «La nostra è una terra di rara bellezza ma di fatto, di frontiera»
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«Non ci sono alternative. O si mette mano, in maniera decisa, a riportare la Calabria in Italia o la si distrugge completamente». Non usa mezzi termini il segretario regionale Ugl Calabria, Ornella Cuzzupi intervenuta in una nota stampa sul tema delle infrastrutture.
«La Calabria, terra di rara bellezza - prosegue - è di fatto una terra di frontiera. Per raggiungere i nostri territori, o per muoversi da essi, occorre affrontare una scommessa con la sorte e le migliori condizioni sono segnate da una mediocrità che mette inquietudine nel 2022. Parliamo di trasporto aereo? Gli aeroporti di Reggio, Lamezia, Crotone sono, di fatto, in uno stato che dire di abbandono è ottimistico anche se, su tale aspetto, cogliamo con speranza quanto annunciato dai vertici regionali in merito al potenziamento delle tratte aeree nazionali attendendone le ricadute. Ci rivolgiamo alle Ferrovie? Ma ci rendiamo conto che per raggiungere Roma, Milano, Torino ci vogliono nell'ipotesi migliore dalle 6 alle 12 ore. Le strade? Vogliamo citare la statale 106 jonica con i suoi 490 km d'abbandono o la situazione complessiva delle arterie provinciali? Per non parlare dei collegamenti con la vicina Sicilia caratterizzati da navi, traghetti, aliscafi datati, quasi storici, sulla cui sicurezza e organizzazione del servizio solleviamo diversi dubbi e perplessità».
Il quadro è chiaro: «O si decide, una volta per tutte, di affermare che si vuole abbandonare, di fatto, la Calabria condannandola ad un inesorabile declino o ci si comporta da Paese civile e si mette urgentemente in atto un piano per il potenziamento delle infrastrutture della regione. Il resto sono solo chiacchiere che offendono un'intera regione e che la gente calabrese non ha più voglia di ascoltare». Per il segretario regionale e per il Direttivo confederale Ugl Calabria «non serve ipotizzare scenari avveniristici o iperboliche geometrie. Serve un sano pragmatismo. Partire da quel che si ha e incidere seriamente affinché alla nostra terra sia riconosciuta la pari dignità con le altre. Come possiamo immaginare di creare lavoro, potenziare il turismo, sviluppare le catene produttive del territorio, valorizzare le risorse interne, se poi manca il necessario, quella rete infrastrutturale minima che garantisce la mobilità di uomini e merci?»
«Dunque – evidenzia il sindacato- quel che chiediamo ancor prima che il nuovo Governo si insedi non è altro che quello che abbiamo già chiesto ai vari candidati non più tardi di poche settimane fa. Mettete la Calabria al centro di un realistico disegno di recupero nel quale il ruolo centrale deve essere svolto dalle infrastrutture. Lo stesso Ponte sullo Stretto – si ribadisce - deve trovare la naturale definizione nell'ambito della ricostruzione infrastrutturale della regione. Il Governo centrale deve affiancare quello regionale in uno sforzo comune e unico. Anche su questo devono caratterizzarsi i nuovi indirizzi politici usciti dalle urne. Noi ci saremo, pronti a sfidare chiunque per dare alla Calabria un nuovo e più giusto orizzonte».