VIDEO | Sit-in a Catanzaro davanti alla sede dell'Ufficio scolastico regionale: «La mancanza di stabilità per noi insegnanti ha ricadute negative anche per i nostri studenti»
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Una rappresentanza di docenti ha inscenato un sit-in di protesta questo pomeriggio dinnanzi alla sede dell'Ufficio scolastico regionale, a Catanzaro, per contestare la precarietà cronica tollerata nel sistema scolastico e le recenti riforme.
In particolare, gli insegnanti riuniti in comitato hanno evidenziato le gravi conseguenze che la precarietà dei docenti comporta per la continuità didattica degli studenti - anche con bisogni speciali -, la formazione gratuita per i docenti, il blocco dell’immissione “a pettine” nelle Gps (Graduatorie provinciali per le supplenze) dei titoli, in attesa di riconoscimento di equipollenza sia esteri che corsi Indire e la riconsiderazione dei punteggi per titoli e abilitazioni, per appianare le disparità create.
«Oggi la scuola italiana sta attraversando una profonda crisi che coinvolge sia i docenti ma anche gli alunni perché se non esiste la stabilità per i docenti non esiste nemmeno per i nostri studenti» ha chiarito Antonella Bevacqua, docente. «Quello che noi chiediamo è stabilità. Non è possibile nella nostra regione che nel momento in cui vengono indette delle procedure straordinarie di assunzione i posti di ruolo sono sempre pochissimi, non sul sostegno chiaramente dove vi è una situazione critica per cui in tutti questi anni nessuno è stato assunto».
I posti di ruolo sarebbero messi a concorso prevalentemente nel nord Italia, costringendo così i docenti a trasferimenti in altri regioni d'Italia. «Ho sperimentato che più o meno ogni anno c'è un fabbisogno di docenti di sostegno su incarico annuale di 120, 140 posti nella provincia di Catanzaro, tuttavia con molta meraviglia il concorso ordinario del 2023 ha messo a bando 6 posti per l'intera Calabria» ha aggiunto Rossella Greco, docente di sostegno.
«Noi chiediamo innanzitutto che l'organico di fatto venga trasformato in organico di diritto e poi che ci sia una maggiore equità tra Nord e Sud perché se i ruoli vengono concessi solo al Nord noi siamo costretti ad emigrare. Questa pratica non giova a nessuno».