Che cosa conta la Calabria del vino sul piano mondiale e nazionale? I numeri, le statistiche, i rapporti quantitativi sono un punto di riferimento imprescindibile per capire, sul piano economico e sociale, quali siano le sfide da ingaggiare, quali i possibili obiettivi da raggiungere, quali i progetti da portare avanti per miglioramenti effettivi e misurabili. Non si può procedere solo per suggestioni, o entusiasmarsi senza alcun riferimento significativo alla realtà, o peggio ancora immaginare di indirizzare sforzi e risorse alla cieca o quasi. Il mercato e le condizioni di partenza devono essere studiati e valutati, con il fine di elaborare diagnosi corrette e prescrivere le giuste medicine. La tredicesima edizione dell’annuario statistico del Corriere Vinicolo in partnership con l'Osservatorio del Vino UIV (Unione Italiana Vini) e in collaborazione con l'Associazione Italiana Sommelier ci offre tanti spunti di riflessione e sarebbe interessante che anche a livello regionale si iniziassero a fornire dati sempre più aggiornati e articolati. Da sempre sostengo, ad esempio, che l'estero sia un'occasione da sfruttare soltanto per le aziende più grosse e strutturate, mentre al contempo ritengo che il mercato nazionale e anche quello locale potrebbero fornire le risposte giuste per le cantine più piccole che in Calabria sono numerose. In ogni caso non si può semplificare, anche perché la scelta dei mercati più idonei dipende anche dalle tipologie di vino trattate, dalla fascia di prezzo delle bottiglie proposte, dal tipo di racconto e di impostazione che ogni singola azienda si vuole dare.

Torniamo ai numeri, anche come risposta indiretta a quanti (chissà perché!) preferirebbero il silenzio o l'acritica adesione alle atmosfere sempre positive e paludate delle note stampa. L'Italia nel 2021 è stata la prima nazione al mondo per quantità di vino prodotte: 50,23 milioni di ettolitri, a fronte dei 39,17 della Spagna, dei 37,13 della Francia, dei 29,30 degli Stati Uniti, e dei 14,80 dell'Australia. Tre nazioni europee in testa e poi due anglofone. A parte Cile e Argentina, che hanno superato i 12 milioni di ettolitri, tutti gli altri Paesi del mondo si fermano sotto i 10: Sudafrica (9,11), Germania (7,96), Portogallo (6,99), Romania (4,80), Russia (4,50), Brasile (3,02).

Il vino è di certo un asset strategico del Belpaese, per cui, sebbene la Calabria, come vedremo, ne rappresenti soltanto una nicchia, è comunque inserita in un settore del Made in Italy che macina miliardi di fatturato e di export. La Calabria ha prodotto, sempre nel 2021, 117.207 ettolitri (elaborazione su dichiarazioni Agea) di vini e mosti, cioè lo 0,23% del totale nazionale pari a 50.231.566 ettolitri. Quello del 2021 è stato, in termini di quantità prodotte negli ultimi anni, il valore più alto dopo i 115.589 ettolitri del 2018, per scendere poi ai 96.585 del 2020. La Calabria, pertanto, dal punto di vista vitivinicolo, è piccolissima nel mondo, ed è piccolina in Italia dove primeggiano il Veneto (11.750.254 ettolitri), la Puglia (10.368.095), l'Emilia Romagna (7.116.785), la Sicilia (4.576.848), l'Abruzzo (3.348.027), il Piemonte (2.770.071), la Toscana (2.049.909), il Friuli Venezia Giulia (2.019.343). Il solo Veneto, si sarà capito, produce quasi le stesse quantità di vino dell'Australia che è quinto produttore al mondo, e supera di molto Sudafrica, Germania, Portogallo, Romania, Russia, Brasile, Nuova Zelanda! La Calabria resta molto distante anche da diverse regioni del Sud: Puglia, Sicilia e Abruzzo a parte, che rientrano nei primi posti della classifica italiana per regioni, si distinguono anche la Campania (673.015 ettolitri) e la Sardegna (449.386). Finanche il Molise, con i suoi 242.640 ettolitri, nel 2021 ha prodotto quasi il doppio del vino calabrese. Se poi si considera che meno della metà del vino generato nell'antico Bruzio si fregia del marchio Dop (49.938 ettolitri) ci rendiamo conto che adeguate politiche ed azioni di marketing territoriale potrebbero puntare a far consumare la gran parte di questo prezioso frutto della natura entro i confini regionali.

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In termini di potenziale produttivo, e cioè di ettari vitati autorizzati, sul totale di 674.030 dell'intero territorio italiano, la Calabria ne garantisce 10.799, a fronte dei 99.831 del Veneto, dei 98.755 della Sicilia, dei 59.821 della Toscana, dei 52.455 dell'Emilia Romagna, dei 47.124 del Piemonte. In termini di superfici vitate l'Italia, al contrario che nella graduatoria relativa alla quantità di vino prodotto, con i suoi 674mila ettari è addirittura quarta, alle spalle di Spagna (945mila), Francia (768mila), Cina (728mila). Se tutto il vino Dop prodotto in Calabria nel 2021 fosse stato imbottigliato in contenitori vitrei da 0,75 litri, avremmo avuto a disposizione poco meno di 7 milioni di bottiglie (esattamente 6.658.400), ma è noto che quantità consistenti di Dop sono in giacenza nelle cantine e comunque gestite in relazione alle singole prospettive aziendali. È lo stesso annuario statistico del Corriere Vinicolo, però, a stilare la tabella delle “Produzioni imbottigliate Dop per regione, volume e valori”, spiegandoci che nel 2021 la Calabria ha imbottigliato 31.715 ettolitri di vini Dop, un po' meno che nel 2020 (32.224), pari allo 0,17% del totale nazionale. Quante bottiglie da 0,75 litri? Basta una semplice divisione e si ottiene una cifra di 4.228.666. Al 31 dicembre 2021 la popolazione calabrese era pari a 1.854.454 abitanti: 2,28 bottiglie da 0,75 litri di vino Dop a testa! E per il vino Igp che situazione abbiamo? Ci aiuta la tabella “Produzioni imbottigliate Igp per regione: volumi e valori”: la Calabria nel 2021 ha imbottigliato 39.113 ettolitri di vino Igp (contro i 33.305 del 2020), pari allo 0,44% del valore nazionale (poco più di 5 milioni di bottiglie da 0,75 litri).

Quanto pesa la Calabria del vino

Riassumiamo: la Calabria, rispetto all'Italia, pesa lo 0,23% di tutto il vino prodotto, l'1,6% delle superfici vitate, lo 0,22% dei vini Dop (49.938 ettolitri contro 22.750.869), lo 0,40 dei vini Igp (52.738 ettolitri contro 13.111.510), lo 0,10% dei cosiddetti vini da tavola (14.531 ettolitri contro i 13.798.657), lo 0,17% dei vini Dop imbottigliati, lo 0,44% dei vini Igp imbottigliati.

Il consumo di vino nel mondo è cresciuto quasi ininterrottamente dal 2003 al 2021, passando da 250 milioni di ettolitri a 300, di cui 227 rappresentati dai cosiddetti “fermi”, cioè non bollicine, e 27 da spumanti e champagne. Dei 227 milioni di ettolitri di vini “fermi”, circa la metà sono rossi (115), 90 bianchi e 22 rosati. Il mercato globale degli spumanti (champagne escluso) è in forte crescita: è passato dai 14 milioni del 2003 ai 25 del 2021. La proporzione di consumo, in ambito globale, e sempre nel 2021, di bollicine è così suddivisa: spumanti 90%, champagne 10%. Gli Usa sono il Paese che importa più spumanti: 1.975.000 ettolitri nel 2021, pari al 18,8% del totale mondiale. Seguono il Regno Unito (16%), la Germania (6,9%), il Belgio (6,8%), la Russia (5,7%), il Giappone (3,7%). Ma per la Calabria, molto probabilmente, sono più importanti i valori relativi all'import di vini fermi (confezionati e bottiglia): sempre in testa gli Usa (13,3%), e poi Regno Unito (12,0%), Germania (9,4%), Paesi Bassi (7,7%), Cina (5,1%), Russia (5,1%), Canada (5,0%), Belgio (4,1%), Giappone (2,8%), Brasile (2,8%), Polonia (2,2%), Svizzera (1,9%), Danimarca (1,9%), Francia (1,8%), Svezia (1,7%). Per l'import di vino sfuso, invece, in testa la Germania (21,7%), a seguire Regno Unito (12,8%), Usa (12,1%), Francia (12,1%), Italia (6,4%), Portogallo (5,6%), Cina (3,3%), Canada (3,0%). L'export mondiale di spumanti vede primeggiare l'Italia, che detiene il 47,1%, poi la Francia (21,5%), la Spagna (16,2%), la Germania (3,2%). Nell'export di vini confezionati e in bottiglia ancora primo posto per l'Italia (22,1%), seguita da Francia (17,8%), Spagna (13,6%), Cile (8,5%), Portogallo (4,6%), Germania (4,5%), Australia (4,5%), Argentina (3,5%), Sudafrica (3,3%), Nuova Zelanda (2,8%), Usa (2,5%).

Visti questi dati, che non sono opinioni, ritengo che accanto a un coraggioso tentativo di esportare vino calabrese all'estero, il che richiede l'impegno di imprese molto strutturate, investimenti notevoli, ma soprattutto anni di duro lavoro e di "esplorazione", il primo sforzo da compiere sarebbe quello di venderlo in una Calabria che deve riappropriarsi di tutta la propria forza identitaria, culturale e storica, nonché di un potenziale turistico ancora da esprimere al meglio! Il mercato regionale è una grande opportunità, ma ha anche i propri limiti: pretenderebbe, ad esempio, meccanismi di tipo svizzero su eventuali mancati pagamenti, oltre che un'adesione collettiva e convinta al tema strategico della valorizzazione del territorio. Un Sistema Calabria efficiente, certo non in una visione autarchica, può e deve nascere con il contributo di tutti e l'adozione di politiche mirate, supportate da forti e specifiche attività di comunicazione integrata.