È il turismo che sembra cucito sulla Calabria. Un turismo “nuovo” e lento, che sfugge alle destinazioni di massa per riscoprire i borghi, che sceglie esperienze enogastronomiche genuine tra i sentieri di montagna e la natura delle aree protette.

Intercettare il turista che cerca un viaggio immersivo nei prodotti e nella cultura locale è la risposta, valorizzare il turismo enogastronomico è l’arma della Calabria.

Lo dicono i dati. Se nel 2016 soltanto il 21% dei turisti viaggiava per questo motivo, nel 2021 sono il 55% a scegliere la meta di viaggio in base alla cucina, ai prodotti locali, alla cultura enogastronomica (dati Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano).

È stato con la pandemia che gli italiani hanno ricominciato a riscoprire i territori vicini, quando l’impossibilità di andare all’estero ci ha costretti a restare sulle nostre coste e nei nostri borghi. Un trend che non si è più fermato. Ne abbiamo parlato con Roberto Gallo, fondatore del Riva Restaurant, eccellenza della gastronomia calabrese sulla spiaggia di Falerna, nel Catanzarese: «Il made in Calabria a tavola oggi deve essere valorizzato in un modo nuovo, esaltando le materie prime con abbinamenti insoliti e sorprendenti per creare nuovi sapori e nuove sensazioni. Che non vuol dire cercare di essere originali a tutti i costi abbinando la ‘nduja al cappuccino per intenderci» sostiene Gallo.

«Il Riva è un’eccellenza in un territorio molto competitivo come quello calabrese, ma oltre alla cucina ci deve essere, ovviamente, anche altro. Per noi, per esempio, c’è una strategia di marketing che ci permette di far conoscere Riva e i luoghi meravigliosi e i cibi gustosissimi della Calabria in Italia, in Europa e nel mondo. Bisogna far sapere a quanta più gente possibile quello che fai, come lo fai e soprattutto perché lo fai, con quanta passione lo fai e perché ti rende felice».

Prodotti di qualità, quindi, ma anche la capacità di comunicare le eccellenze del territorio, che in Calabria sono veramente tante. L’ultimo rapporto di Coldiretti parla di 269 prodotti censiti dalla regione che fanno parte del patrimonio di specialità ottenute secondo regole tradizionali, 18 specialità Dop e Igp, 19 vini tra Igt e Doc e 2409 aziende con attività che vanno dall'agricoltura sociale alle fattorie didattiche, dagli agriturismi alla trasformazione di prodotti. Senza contare le imprese vinicole che negli ultimi anni stanno portando alcune etichette calabresi nel mondo.

«Il nostro territorio è ricco di eccellenze enogastronomiche ormai note. Negli ultimi anni abbiamo cercato di raccontarle attraverso numerose iniziative» dice Gallo «Il nostro contributo come Riva è quello di promuoverle attraverso la nostra cucina contemporanea di pesce in modo diverso, con nuovi abbinamenti per ottenere nuove combinazioni di sapori. I nostri clienti quando tornano a casa, oltre a ricordarsi della meravigliosa location, ricordano anche i piatti gustosi cucinati con passione e con materie prime nostrane di altissima qualità. La Calabria, come le altre regioni italiane, dovrebbero puntare sul mettere in mostra le loro eccellenze, ma oltre a questo, bisognerebbe lavorare anche sull’accoglienza. Ogni imprenditore, albergatore e ristoratore calabrese dovrebbe lavorare sulla capacità di far sentire a casa i viaggiatori. Lo so, sembra un concetto banale e quasi scontato, ma in realtà non lo è».

Anche la difficoltà di fare impresa in Calabria gioca spesso a sfavore e l’incapacità, o l’impossibilità, di fare rete tra le imprese del settore turistico ed enogastronomico fa il resto.

«Le difficoltà in Calabria, come anche in altre parti d'Italia, sono sempre tante, ma penso che si possano raggiungere gli obiettivi d’impresa con l’impegno e la perseveranza. Basterebbe avere il coraggio di offrire qualcosa di diverso ed unico. Per esempio in Riva ci siamo imposti di creare una vera e propria azienda e non un semplice ristorante» dice Roberto Gallo «Credo che in Calabria ci siano tanti imprenditori intraprendenti che faranno parlare di sé nei prossimi anni. Quanto sarebbe importante fare rete? Tanto. E anche se timidamente, lo stiamo già facendo».