«Sono passati 7 anni dal primo Sit-In in piazza a Catanzaro, in cui un primo gruppo di associazioni intendeva sollecitare una mobilitazione di massa al fine di rivendicare il diritto a servizi ferroviari dignitosi, cominciando con l’acquisto e la messa in esercizio di nuovo materiale rotabile. Una iniziativa di protesta e di proposta  per affrontare la drammatica situazione del trasporto ferroviario in Calabria, sia regionale che a lunga percorrenza, rivendicando un atto di buon senso e di inversione di tendenza, a partire dall’acquisto da parte della Regione di 15 treni regionali.

Numerose associazioni, movimenti, rappresentanze sindacali, dopolavori ferroviari, comitati di pendolari, sindaci, e perfino l’Arcivescovo di Locri,  avevano dato la loro adesione». Scrive in una nota il docente universitario Domenico Gattuso, «È stato bello incontrare e veder solidarizzare diversi sindaci e tanti cittadini in corrispondenza delle stazioni lungo la ferrovia ionica, mentre si viaggiava su una littorina diretta a Catanzaro. In occasione del Sit-In venne avviata una petizione popolare sulla base di un documento di proposta denominato “Vertenza Ferrovie in Calabria”. Nel 2012 si tenne una importante e affollata manifestazione sul tema all’Università Mediterranea, alla presenza del Ministro F.Barca. L’organizzazione di un movimento popolare e la mobilitazione si estendeva negli anni, coinvolgendo numerose associazioni; da allora sono state circa 40 le iniziative pubbliche, gran parte delle quali in piazze, stazioni, sale convegni in città diverse della fascia ionica, da Reggio Calabria a Trebisacce, senza contare le presenze televisive e radiofoniche  di tanti attivisti, numerosi articoli e interviste su giornali, la partecipazione a riunioni operative ed incontri istituzionali. La mobilitazione, ricorda il docente - «fra mille difficoltà, era finalizzata su semplici rivendicazioni, riassumibili in tre assi; un intervento forte nei confronti di Ferrovie dello Stato per impedire l’opera di smantellamento dei servizi e dell’infrastruttura sul corridoio ionico, ivi compreso il taglio dei binari in numerose stazioni; l’acquisto di veicoli ferroviari nuovi da parte dell’Ente Regione; una riprogrammazione ed un potenziamento dei servizi ferroviari, a breve e a lunga percorrenza, anche attraverso una interlocuzione a livello ministeriale, nell’ottica di migliorare l’attrattiva del treno e riorganizzare i servizi di trasporto pubblico puntando sulla complementarietà delle componenti su ferro e su gomma anziché sulla deleteria competizione.

 

Notevole è stato lo sforzo di elaborazione di documenti tecnici nell’intento di tenere alta la capacità di rivendicazione e di confronto con dirigenti delle ferrovie e soggetti politici di governo. Nel 2014 si insediava alla guida della regione il governatore Oliverio, che prometteva un’azione decisiva sulla materia. Si apriva un tavolo di concertazione Comitati – Regione con l’assessore De Gaetano; ma la porta veniva presto chiusa dal suo successore Musmanno che, con un atto unilaterale nel febbraio 2016, fiaccava la partecipazione della cittadinanza attiva alle trattative, imponendo delle regole capestro per poter sedere al tavolo tecnico. Il tavolo era truccato e non ci aspettava nulla di buono, se non vaghe promesse. Dopo una fase di inevitabile scoraggiamento, gli attivisti hanno dato vita ad una decina di associazioni su scala comprensoriale, più robuste in numero di adesioni e meglio organizzate, con obiettivi e statuti finalizzati in tema di ferrovie, regolarmente registrate, opportunamente coordinate nella rete Ferrovia Ionica Bene Comune. La battaglia è tornata nelle piazze. Anche perché nel frattempo FS procedeva, indisturbata, con lo smantellamento di binari e servizi in tutta la Calabria. La Regione, nel frattempo girava ancora una volta le spalle alle associazioni e, nonostante ben 7 successive richieste di convocazione del tavolo tecnico, non si è mai degnata di rispondere ed ha preferito agire nelle segrete stanze».

 

«Nel maggio 2017 si giungeva ad un protocollo d'intesa fra Regione, Governo e RFI per potenziare e velocizzare i collegamenti ferroviari sulla linea ionica calabrese, con un investimento di circa 500 milioni di Euro. Venivano prefigurati interventi su infrastrutture e manufatti quali la velocizzazione della linea ionica (rango C), la eliminazione di passaggi a livello per migliorare gli standard prestazionali dei servizi di trasporto, il rinnovo degli scambi e dei binari in alcuni punti della rete, la riqualificazione delle stazioni.  Mancavano le risposte attese come prioritarie da parte dei cittadini calabresi, in particolare il potenziamento del parco veicolare e  dei servizi in termini di frequenze, coordinamento orari, regolarità e puntualità di esercizio, biglietteria, e di altri punti essenziali della “Vertenza Ferrovie” quali ripristino dei treni Intercity ionici Reggio-Bari e dei treni a lunga percorrenza (ivi compresi i treni notte) e potenziamento dei servizi di navigazione FS sullo Stretto. Gli Enti di governo rinviavano l’acquisizione di  nuovo materiale rotabile ad un ulteriore accordo da sottoscrivere con Trenitalia di cui non si è visto ancora traccia».

«Nonostante le reiterate richieste e proteste da parte delle associazioni, non è stato mai possibile visionare il Progetto degli interventi che RFI avrebbe dovuto elaborare, di concerto con la Regione Calabria, a seguito della firma del Protocollo d’Intesa. La stessa Regione non ha mai esposto pubblicamente gli elaborati. Si è assistito pertanto ad un avvio di lavori a macchia di leopardo, con passerelle politiche di propaganda occasionali. Dalla lettura di giornali si è appreso di un intervento organico e prioritario sulla tratta Crotone-Catanzaro Lido di potenziamento infrastrutturale e velocizzazione (con chiusura della linea per ben 4 mesi), di interventi in alcune stazioni come Corigliano (forse 2-3 stazioni) senza tuttavia interessare i fabbricati, di un fantomatico avvio di lavori di elettrificazione (che non era previsto nel Protocollo, né quantificato in termini di estensione e costi) che è consistito nell’erezione di pali metallici a margine di un tratto della linea ionica non ben identificato».

«Nonostante le denunce tuttavia RFI e Trenitalia, con la complicità o il silenzio complice dei principali enti di governo (Comune e Città metropolitana di Reggio, Regione Calabria, Governo nazionale) hanno continuato l’opera di destrutturazione della rete ferroviaria calabrese (anche sul versante tirrenico). Tra le azioni meritevoli di menzione: la demolizione della stazione di Reggio Mare e del relativo raccordo alla linea Reggio-Villa, il depotenziamento  dei servizi di traghettamento treni sullo Stretto, la chiusura di biglietterie in altre stazioni (ultime Cariati e Sibari), l’attivazione di autolinee interregionali in aperto conflitto di interesse con i servizi FS (ad esempio linea Lamezia-Catania con bus di FS che sullo Stretto transitano con i traghetti privati Caronte/Tourist)».

«Quattro anni di presidenza Oliverio sono trascorsi, ma la popolazione calabrese non vede concreti benefici sul piano dei servizi di trasporto ferroviario. A parte la passerella di immagine per inaugurare qualche vecchia carrozza restaurata e posta in esercizio Intercity Reggio - Taranto, alla presenza del neo-ministro, la situazione non è cambiata granché per la gente di Calabria. Semmai è peggiorata. Basta scorrere la tabella allegata, a titolo rappresentativo, per capire che i disservizi sono frequenti e fiaccano la pazienza dei viaggiatori del treno fino all’esasperazione. I dati si riferiscono principalmente alla tratta Catanzaro Lido – Crotone, quella che in teoria avrebbe dovuto essere la migliore dell’intera costa ionica a valle degli interventi di riqualificazione operati un anno fa. In luogo dell’attesa riduzione dei tempi di viaggio e ad una maggiore efficacia del servizio, si assiste a frequenti episodi di rallentamenti, soppressione di treni, ricorso all’uso ed abuso di bus sostitutivi, assenza di coincidenze, eventi negativi che tendono a dissuadere ancora i calabresi dall’usare il treno, in controtendenza con le pratiche dei paesi civili. Senza contare eventi meteo intensi che hanno di recente allagato tratti della stessa linea e riflessi negativi sui servizi (possibile che nel progetto i tecnici FS non abbiano previsto le consuete opere di smaltimento delle acque?). E siccome al peggio non c’è mai fine, i gestori dei servizi fanno finta di niente, non rispondono alle richieste dei pendolari e, se rispondono, lo fanno con toni infastiditi ed offensivi.

Non stiano tranquilli i vertici FS ed i signori di governo. Facciano gli interessi della comunità calabrese, facciano il loro dovere con onestà, competenza e risultati concreti. Non guardino solo al Nord (ad oggi il 90% degli investimenti nel settore trasporti è diretto alle regioni padane), non pensino a grandi opere inutili a beneficio di lobby vampiro, guardino finalmente al bene comune dell’intera popolazione a partire dalla regioni più povere».

Infine Gattuso rivolge u appello a tutti i cittadini: «giorno 8 Dicembre ci sarà una prima grande mobilitazione nazionale contro le grandi opere inutili e per infrastrutture e servizi utili, razionali, prioritari ed equamente diffusi sul territorio. A cominciare dai servizi ferroviari su standard europei. La battaglia continua e non ci saranno sconti né governi amici.

L’8 Dicembre ci saremo anche noi in piazza. Chiediamo ai cittadini calabresi di partecipare attivamente».

 

 

Domenico Gattuso, Docente di Ingegneria dei Sistemi di Trasporti, Università Mediterranea di Reggio Calabria, Presidente CIUFER, Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie Regionali