«Nelle prossime settimane, in ottemperanza al decreto, l’azienda si vedrà impossibilitata a prorogare un importante numero di risorse con contratti a tempo determinato e somministrati (circa 400 posizioni nel periodo estivo) se non nei limiti del provvedimento avviato. L’impatto ricadrà su tutte le sedi calabresi con numerosità maggiore sulla sede di Crotone».

 

A gelare centinaia di lavoratori con questo annuncio è l’Abramo Customer Care che afferma di avere valutato gli effetti del cosiddetto Decreto dignità che abbassa il periodo massimo dei contratti a tempo determinato da 36 a 24 mesi.

 


«Non è il nostro mestiere quello di fare valutazioni su atti e provvedimenti legislativi – scrive l’azienda in un lungo comunicato diramato nella tarda serata di lunedì – ma riteniamo sia altresì un nostro dovere segnalare le difficoltà operative, di sostenibilità del business e di impatti occupazionali che l’entrata in vigore del decreto ‘dignità’ possa avere nel comparto dei contact center in outsourcing, la cui attività si basa su commesse con durata media limitata ed un costo del lavoro che incide per oltre l’80% dei ricavi, agendo profondamente sugli strumenti di flessibilità del lavoro».

 


E l’azienda, costituita da 4500 addetti, di cui 800 collaboratori nelle sedi di Crotone, Montalto Uffugo, Catanzaro, Lamezia Terme, non esclude di dovere proprio chiudere i battenti: «le azioni non sono limitate alla fine del mese di luglio, e qualora il decreto dovesse diventare legge, a meno di un provvedimento ad hoc per le attività labour intensive, il numero delle risorse che non potranno essere prorogate vedrà definitivamente morire opportunità di lavoro per centinaia di ragazzi e ragazze in un territorio a crescita occupazionale zero come è la Calabria».