La Dop Economy può rappresentare una straordinaria occasione di crescita economica anche per la Calabria. C'è ancora tanta strada da percorrere, però, così com'è emerso dall'ultimo Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni agoalimentari e vitivinicole Dop, Igp e Stg. Abbiamo esposto già i dati salienti relativi al pesante ritardo che la Calabria sconta rispetto ai risultati consolidati dell'intero Paese, sintetizzato da un valore su tutti: i prodotti IG (a Indicazione Geografica) dell'antico Bruzio pesano soltanto lo 0,26% del valore nazionale. Nel 2022 le 40 Dop e Igp calabresi, tra cibo e vino, hanno avuto un impatto economico di soli 52 milioni di euro a fronte di un successo nazionale che ha superato la soglia dei 20 miliardi (20.186 mln di euro). Un altro dato, evidenziato da Ismea e Qualivita, dà immediatamente il senso delle distanze da colmare: il peso dei prodotti Dop e Igp della Calabria è stato pari, sempre nel 2022, ad appena il 2% della produzione agricola regionale a prezzi base. Il Veneto, che guida la classifica delle regioni per impatto economico di Dop e Igp, ha raggiunto il traguardo dei quasi 5 miliardi (4.836 milioni di euro), con un peso di Dop e Igp pari al 42%. Si rifletta bene su questa sostanziale differenza: mentre in Veneto il 42% della produzione agricola regionale a prezzi base è ottenuto grazie ai prodotti Dop e Igp, in Calabria si scende a un modestissimo 2%. In Friuli Venezia Giulia questo significativo indice sale addirittura al 56%, in Trentino Alto Adige è attestato al 30%, in Emilia Romagna e Toscana al 28%, in Piemonte al 21%, in Sardegna al 20%. Peggio della Calabria, con l'1%, solo Basilicata e Molise.

I numeri della Dop Economy italiana devono essere esaminati con meticolosa attenzione in una Calabria che ha bisogno certo di fiducia e di entusiasmo, come mi segnala qualche autorevole esponente politico a seguito delle mie analisi, ma anche di verità, di trasparenza, di ragionamenti su cose concrete e reali, di sano pragmatismo, di elaborazione di progetti validi al fine di raggiungere obiettivi misurabili, di abbandonare ogni forma possibile di improvvisazione, di credere nella meritocrazia e nelle capacità dei privati che sanno dimostrare competenza e tenacia. Ben 40 prodotti Dop e Igp possono significare tanto, per la Calabria, in termini di Pil: alcuni si muovono meglio, altri evidentemente necessitano di spinte ulteriori. Entriamo ora nel dettaglio delle tipologie esaminate dal Rapporto Ismea-Qualivita e soffermiamoci sul comparto delle eccellenze casearie.

Nel 2022 i formaggi italiani Dop, Igp e Stg hanno raggiunto un valore alla produzione pari a 5,23 miliardi di euro, con un incremento dell'11,6% rispetto all'anno precedente; 8,64 miliardi il valore al consumo; 2,66 miliardi di export. L'intero mondo del cibo tricolore marchiato Dop, Igp e Stg ha toccato quasi, nello stesso 2022, l'asticella dei 9 miliardi di euro (8,85 per la precisione), con una crescita su base annua dell'8,8%. Si comprenderà che i soli formaggi rappresentano oltre il 50% di questo valore generale: esattamente il 59,1%. Se guardiamo all'export, tutto il cibo italiano Dop e Igp ha totalizzato 4,65 miliardi ed il contributo dei formaggi è stato pari al 57,2%. Possiamo quindi affermare che nel food Made in Italy certificato dall'Ue le primarie specialità casearie sono il motore trainante, in quanto valgono più del doppio rispetto ai prodotti a base di carni, salumi compresi, e ben 13 volte il pur florido comparto di ortofrutticoli e cereali. Il Belpaese può vantare 56 formaggi Dop, Igp e Stg che impegnano 23.465 produttori e 1.477 trasformatori. Del resto giganti dell'arte casearia quali il Grana Padano Dop, il Parmigiano Reggiano Dop, la Mozzarella di Bufala Campana Dop, il Pecorino Romano Dop e il Gorgonzola Dop rientrano nei primi otto posti della graduatoria assoluta nazionale del cibo a IG. Si pensi che il solo Grana Padano Dop nel 2022 ha avuto un valore alla produzione di 1.734 milioni di euro, con un +18,8% sul 2021, seguito a ruota dal Parmigiano Reggiano Dop (1.720 milioni di euro e +7%). La bandiera dei sapori del Sud Italia è issata dalla Mozzarella di Bufala Campana Dop con 502 mln e + 9,4%. Grana Padano e Parmigiano Reggiano considerati assieme rappresentano, con 3.424 mln di euro di valore alla produzione, il 17,11% dell'intero risultato nazionale tra cibo e vino. Il 41% del totale dei formaggi Dop e Igp italiani prodotti nel 2022 è stato esportato all'estero, per complessivi 2.657 mln di euro e un incremento sul 2021 dell'11,5%. Il 57,1% di tutto l'export nazionale di cibo Dop e Igp è stato garantito dai formaggi. Dei 2.657 mln di euro di export di formaggi italiani Dop e Igp, 1.006 hanno raccontato i pregi del Grana Padano Dop: a seguire il Parmigiano Reggiano Dop (905 mln), il Pecorino Romano Dop (271 mln), la Mozzarella di Bufala Campana Dop (217 mln), il Gorgonzola Dop (156 mln), il Taleggio Dop (39 mln), l'Asiago Dop (12 mln), la Fontina Dop (7,5 mln), il Provolone Valpadana Dop (7,0 mln), il Montasio Dop (4,2 mln).

Si comprenderà, guardando alla realtà che emerge dalle statistiche ufficiali, come questo comparto dei formaggi sia potenzialmente ottimale per la Calabria con il suo Caciocavallo Silano Dop, il Pecorino Crotonese Dop, il Pecorino del Monte Poro Dop. A tal proposito il Rapporto Ismea-Qualivita 2022 ci offre una tabella d'importanza strategica: l'impatto regionale in milioni di euro dei Formaggi Dop, Igp e Stg. Guida la classifica l'Emilia Romagna, con 1.736 milioni, seguita da Lombardia (1.641 mln), Campania (484 mln), Veneto (445 mln), Sardegna (383 mln), Piemonte (298 mln), Trentino Alto Adige (65 mln), Lazio (44 mln), Valle d'Aosta (43 mln), Toscana /36 mln), Friuli Venezia Giulia (22 mln), Puglia (17 mln), Calabria (5,5 mln), Sicilia (4,8 mln), Basilicata (3,0 mln), Marche (1,2 mln), Molise (1,0 mln), non rilevate Abruzzo, Liguria e Umbria. Emilia Romagna e Lombardia da sole, con 3.377 mln di euro, significano il 64,57% dell'intera produzione nazionale di formaggi Dop, Igp e Stg. Il distacco profondo che persiste tra Nord e Sud non è un'invenzione mediatica o un luogo comune!

Rispetto al dato complessivo nazionale di 5,23 miliardi, la Calabria dei formaggi Dop ha significato soltanto lo 0,1%. Si può fare molto di più e comunque bisogna apprezzare l'impegno e i sacrifici fin qui dimostrati dai produttori calabresi di formaggi a denominazione di origine protetta. La bontà, la qualità e la genuinità del Caciocavallo Silano Dop e dei Pecorini Dop di Calabria hanno tutte le carte in regola per aumentare produzione, fatturati ed export. Come in altri casi dell'agroalimentare calabrese occorre fare sistema, utilizzare al meglio le risorse disponibili, e considerare, tra l'altro, che la comunicazione integrata professionale è un segmento fondamentale della filiera. Raccontare la verità non significa vergare un inno all'arrendevolezza, ma al contrario è utile per modulare al meglio politiche e interventi, per comprendere qual è il contesto in cui si opera, per scatenare le energie migliori. Le semplici degustazioni di prodotto, magari non mirate o accompagnate da facili autocelebrazioni per quanto rivelatrici di buoni propositi, non sono sufficienti a spostare la logica e la dimensione dei “decimali”: occorre, invece, concentrare l'attenzione su percorsi collettivi in grado di generare sviluppo reale, nonché di porre le basi per prolungate e stabili azioni di crescita.