Protesta simbolica inscenata a Pizzo dai titolari dei saloni: «La cassa integrazione non è ancora arrivata ma le spese non si fermano. Andare avanti così è impossibile»
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Una protesta pacifica quella andata in scena questa mattina allo "spuntone" di Pizzo. A manifestare sono stati i parrucchieri, le estetiste e i barbieri messi in ginocchio dall'emergenza Covid 19. Hanno in mano le chiavi delle loro storiche attività che simbolicamente depositano a terra. Sulla rosa dei venti. Posano anche i ferri del mestiere: Spazzole, pettini, piastre, phon. Rosanna si commuove: ha alle spalle oltre 40 anni di attività. «Fa male al cuore vedere le nostre chiavi qui. Il nostro lavoro, i nostri sacrifici buttati al vento…».
Il suo futuro, come quello dei suoi colleghi, è incerto. Riaprirà il primo giugno, ma con quali forze economiche? Chi paga l’affitto, le tasse e la sanificazione dei locali? Sono domande che affliggono tutta la categoria piegata da un’emergenza che lascerà a casa qualcuno.«Siamo arrabbiati con questi "signori" che ci governano – spiega Franca Buccinà - perché non hanno capito il disagio che viviamo». A farsi portavoce della protesta è Rosa Dumas presidente di “benessere e sanità” della Cna di Vibo Valentia: «Siamo qui a protestare pacificamente perché la abbiamo tante richieste da fare. La cassa integrazione che non è ancora arrivata. Alcuni di noi non hanno neppure ricevuto le seicento euro. Non si può più andare avanti così».
Chiedono al Governo aiuti concreti. Chiedono di abolire le tasse e sospendere per quest'anno i tributi statali, regionali e locali. E ancora, chiedono l'istituzione di un albo professionale, per avere maggiori tutele. Tra le richieste anche la riapertura anticipata dei saloni. «Perché la nostra categoria deve attendere il primo giugno?» Si domandano. Il timore è che per quella data, molti di loro non avranno la forza di ripartire.